Come funziona l’attività circense nel mondo islamico? Qual è la sua essenza? Serve per intrattenere,
per ribellarsi o è una combinazione delle due cose? Col tempo si scopre che una risposta univoca è tutt’altro che semplice. Il progetto di Johanna-Maria Fritz ha vinto la seconda edizione del Premio internazionale di fotogiornalismo promosso dalla nostra rivista.
Quando ho iniziato a fotografare i circhi nei paesi islamici, nel settembre del 2015, avevo quasi solo domande, nessuna aspettativa. Avevo vent’anni e un disperato bisogno di risposte. Come funzionava il circo nel mondo islamico? Qual era l’essenza del circo? Serviva per intrattenere, per ribellarsi o era una combinazione delle due cose?
Col tempo ho scoperto che una risposta ovvia non era semplice. Dopo aver viaggiato in Palestina, Iran e Afghanistan, Paesi che per gli standard occidentali sembrano tutti riassunti da un denominatore comune – l’Islam – ma che in realtà differiscono per aspetti considerevoli della vita quotidiana, ho capito che il circo aveva un significato specifico per ogni ambiente. In Palestina, specialmente a Gaza, il contrasto tra la guerra e la sensazione di fuga irradiata dal circo avevano una trama unica. In Iran, invece, il circo ha offerto una via di fuga molto più sottile e nascosta.
Riuscire a mettere in scena qualcosa di artistico in Iran richiede una confezione molto specifica, qualcosa che spero emerga dal mio lavoro. L’Afghanistan, che per definizione è uno stato fallito, in realtà non ha quasi spazio per la gioia. Tuttavia, un piccolo circo è riuscito a espandere un circuito nazionale, offrendo anche alle giovani donne l’occasione di uscire dalla loro triste vita per provarsi con attività sportive e artistiche.
La sensazione di aver appena graffiato la superficie di un argomento che assomiglia a un iceberg – ignorando peraltro le condizioni meteorologiche reali in questi Paesi – mi ha portato ora a voler viaggiare in una serie di altri Paesi islamici per ampliare la prospettiva sulla cultura del circo: Marocco, Senegal, Burkina Faso, Egitto, Gambia, Bosnia, Turchia, Iraq, Emirati arabi uniti e Malesia. Un periodo di 14 giorni è ciò che ho intenzione di dedicare a ogni paese in questo viaggio nel mondo del circo islamico.
(Johanna-Maria Fritz)
Il servizio completo è pubblicato su Reportage n°36, acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale