L’immigrazione al di là delle chiacchiere e della propaganda. Il primo gennaio 2017, ultimo dato disponibile, la popolazione straniera in Italia era di cinque milioni e 589mila persone, calcolando sia le presenze regolari che quelle irregolari. L’aumento è di 87mila unità, l’1,5 per cento sul primo gennaio 2016. Gli “irregolari” sono risultati in aumento rispetto all’anno precedente di 56mila unità. I soggetti non in possesso di un valido titolo di soggiorno erano invece 491mila. Il gruppo più rappresentato è quello dei romeni, il 23,2 per cento del totale degli stranieri in Italia con un milione e 169mila persone residenti. Seguono 450mila albanesi e 420mila marocchini. È quanto emerge dal 23esimo rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu, ente indipendente che si occupa di studi e ricerche sulla multiculturalità.
È significativo che nel corso del 2016 oltre 202mila immigrati hanno ottenuto la nazionalità italiana (di questi quattro su dieci sono minorenni). Stando a Eurostat, l’Italia è al primo posto in Europa per numero di acquisizioni di cittadinanza (il dato è relativo 2015). I bambini nati stranieri in Italia nel 2016 sono stati 69mila, il 14% delle nascite. Grazie all’immigrazione, l’età media in Italia si è ridotta di un anno sia per gli uomini che per le donne. Tuttavia, Ismu sottolinea che nel prossimo decennio molti stranieri avranno superato i 65 anni, stimando un aumento annuo di 100mila ultra 65enni rispetto a una ipotetica popolazione solo italiana.
Cresce, poi, il numero dei minori non accompagnati: al 31 ottobre 2017 si contavano 18.479 ragazzi ospitati in comunità e famiglie. Il 93,1 per cento sono maschi, il 93 hanno un’età tra i 15 e i 17 anni e sono giovani che mostrano un passaggio al mondo del lavoro più precoce dei coetanei italiani. Gli stranieri tra i 25 e i 34 anni dimostrano anche di essere meno colpiti dalla disoccupazione, dice ancora Ismu, tuttavia a livello europeo i ragazzi immigrati o con famiglie di migranti sono più soggetti a essere Neet, sigla che indica i giovani che non studiano e non lavorano. Ciononostante, nell’anno scolastico 2015-2016 gli stranieri iscritti a scuola sono stati 814.851, con una crescita di 643 studenti rispetto all’anno scolastico precedente. La maggior parte sono bambini, gli adolescenti scelgono soprattutto di frequentare gli istituti tecnici ma è ancora elevato il numero di chi abbandona precocemente gli studi. Tra le regioni italiane, la Lombardia è al primo posto per alunni stranieri, con 204mila studenti, seguono Emilia Romagna e Veneto.
Per quanto riguarda gli adulti, nel 2016 i disoccupati stranieri sono stati 437mila, dato in diminuzione rispetto all’anno precedente. Gli stranieri inattivi sono invece un milione e 181mila, il 72 per cento sono donne. Nel complesso, gli stranieri che lavorano nel 2016 erano due milioni e 401mila, l’occupazione è in crescita e la maggior parte degli stranieri ha un lavoro da dipendente, in particolare come operaio.
Il fenomeno della migrazione non si ferma, ma Ismu spiega che non c’è “un’invasione”, anche se gli sbarchi sono passati dai 63mila nel 2011 ai 117mila del 2017 (dato del 4 dicembre). Diminuiscono i cittadini dei Paesi medio orientali, mentre aumentano quelli delle nazioni sub sahariane, in particolare nel 2016 non sono arrivati molti siriani: al primo posto ci sono i nigeriani e i bangladesi. “L’Italia ha fatto molto – dice Gian Carlo Blangiardo, responsabile settore statistica Ismu – il processo di maturazione e anche il progredire delle seconde generazioni sono elementi che ci danno pareri confortanti”. Fare previsioni è impossibile, ma le proiezioni dicono che nel prossimo ventennio si potrà assistere alla diminuzione dell’incremento della popolazione straniera iscritta nelle anagrafi italiane, fino a cinque milioni e 374mila cittadini nel 2033, cui seguirà presumibilmente una fase di stabilità.