Oltre l’aspetto esteriore della vita, Luigi Ghirri coglie nei suoi scatti un demi-monde misterioso, emanato da certi luoghi nella natura e nelle città. Questa dimensione “altra”, che si manifesta a momenti, è sia immaginaria sia profondamente reale, densa di porosità. La pura accuratezza dello sguardo di Ghirri e la sua elevata recettività portano le immagini a un culmine di perfezione, sia nell’accezione concettuale sia sul piano formale. C’è una tensione spirituale nelle sue fotografie? O c’è innanzitutto un sapiente uso del tempo e il rifiuto di ciò che il reale offre in sovrappiù? Forse Ghirri considera al livello più alto lo sguardo dei poeti ispirati e di chi sa vedere in anticipo la verità delle cose e lo spirito di un luogo, per fare la sintesi dell’universo o un’astrazione sensibile attraverso registri realistici? Il suo sguardo si sofferma su ogni precario spettacolo del quotidiano, indaga il passaggio mutevole della luce, la più effimera e fragile apparenza, il sottile dubbio sulla realtà, nella totale assenza di enfasi. (…)
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