A Messina e Reggio Calabria è partita la sfida tra “no ponte” e “pontisti”, ma non manca chi prevede che il progetto Salvini sarà l’ennesima bolla di sapone. Difficile prevedere quando partiranno i lavori, ma i contrari annunciano già che bloccheranno i cantieri. Il problema degli espropri e delle attività produttive che scompariranno.
Sul treno che dalla costa ionica si dirige a Reggio Calabria la Sicilia entra a far parte del panorama a Melito di Porto Salvo e poi s’avvicina sempre più. Dalla piazza della stazione di Reggio i monti Peloritani sembra quasi di toccarli. Impressionante, poi, è la vicinanza dell’isola scendendo dalla costa tirrenica: c’è una lingua di terra protesa sul mare, dominata a un certo punto da un vecchio traliccio Enel con un gemello sulla sponda opposta, così vicina che viene da chiedersi perché non sia mai stato costruito un ponte… Quei tralicci Enel fino al ‘92 hanno sorretto i cavi di un elettrodotto, adesso sottomarino, ma sono rimasti il simbolo dello Stretto di Messina: Punta Cavallo in Calabria, Capo Peloro in Sicilia. L’idea del Ponte sullo Stretto è il tipico tormentone italiano, così lungo che è dura trovare l’inizio. Bisogna risalire al regno delle due Sicilie, secolo XIX, quando si può già trovare un progetto archiviato per ragione di costi. Da quel momento il Ponte è stato il “sogno ricorrente” del politico X di turno, che lo ha promesso per l’anno Y, ma che è restato lettera morta. Oggi, dopo numerosi nomi, il politico X di turno, è l’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. L’attuale progetto prevede piloni a terra: due per lato, alti 399 metri, che ne farebbero il ponte a campata unica più lungo del mondo (tre chilometri e 300 metri), con corsie auto e binari ferroviari a prova di terremoto (dettaglio non secondario data la sismicità della zona) e di forti venti. Ci sarebbero già i soldi per la sua realizzazione e le difficoltà tecniche, a dire di Salvini, sarebbero tutte superate. Quando avverrà l’apertura dei cantieri non si sa, ma nel frattempo è nuovamente esplosa la bagarre tra i favorevoli e i contrari.
A che serve un Ponte adesso? Le due regioni hanno problemi più urgenti e l’opinione pubblica locale percepisce questo progetto come invasivo, inutile, obsoleto e costosissimo. Il “no” al Ponte sale dai due territori, più forte da Messina poiché il progetto prevede il collegamento alle reti autostradale e ferroviaria, attraverso ben 39 cantieri in città, trasfigurando zone urbane, creando gallerie, un lavoro di anni… La Società Stretto di Messina ha pubblicato gli immobili soggetti ad esproprio, 300 in Sicilia, 148 in Calabria. La minaccia si sta concretizzando. Tra gli aderenti alle associazioni No Ponte, Invece del Ponte, e Comitato No Ponte Capo Peloro, ci sono molti proprietari che verranno espropriati. Nell’esatto punto della zona di Capo Peloro, dove sorgeranno i piloni “siciliani”, alti il doppio di quello dell’Enel, oggi c’è un elegante complesso di villette unifamiliari. (…)
Ph. Il traliccio, lato Sicilia, che una volta sosteneva i cavi dell’elettricità tirati da un lato all’altro dello Stretto. Oggi non è che un pezzo di archeologia industriale.
L’articolo completo è pubblicato su Reportage numero 60 (ottobre – dicembre 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.