I giovani dell’estrema sinistra ucraina, di orientamento prevalentemente anarchico, hanno le idee chiare: primo, fermare l’invasore, poi chiudere col governo neoliberista. Tra i problemi futuri più delicati, la gestione della ricostruzione e i reduci dell’ultradestra. Da Leopoli a Kiev, le storie di Katya, Maksim, Sergej…
Cosa viene a fare in Ucraina, in un momento come questo?”, mi chiede una soldata ai controlli di confine con la Polonia. Reportage. Prego passi pure. Le procedure per entrare in un paese in guerra come l’Ucraina sono straordinariamente semplici: se non devi andare al fronte per coprire le zone di guerra non c’è nemmeno bisogno di una press card. Evidentemente le preoccupazioni delle intelligence sono concentrate lontano dalle frontiere occidentali. L’unica raccomandazione è di fare attenzione, invito che – come vedrò ben presto – a Leopoli seguono in pochi. Quando suona il primo allarme aereo sto raggiungendo delle persone al bar: mi accolgono con gradi sorrisi incuranti delle sirene e mi invitano a sedere con loro. Nessuno si muove verso un qualche rifugio. Leopoli dista mille chilometri da Charkiv, una delle città simbolo della guerra e tutt’ora sotto attacco, e il fatalismo con cui gli ucraini proseguono la loro vita quotidiana ha una giustificazione statistica e una morale: non si può passare la vita a nascondersi, mi spiega una ragazza con cortesia. Accada quel che accada, anche nel più duro dei giorni fuggono il tempo e l’ora, scriveva il Bardo.
Il mio viaggio in Ucraina si svolge a giugno, in un momento di grande incertezza sulla piega che prenderà il conflitto: in molti parlano della stanchezza delle truppe, del fatto che non c’è rotazione sufficiente al fronte, anche a causa del numero dei morti. Inoltre l’esito della sfida tra i due candidati per le presidenziali statunitensi potrebbe influenzare l’andamento della guerra. Il mio obiettivo tuttavia non è documentare il fronte, già molto coperto, ma piuttosto raccontare la vita quotidiana che pure prosegue, e il dibattito che anima i giovani ucraini dopo due anni e mezzo di conflitto. In particolare vorrei capire cosa pensano della guerra gli attivisti della sinistra radicale e antagonista, che anche se numericamente esigua esiste e porta avanti alcune battaglie. (…)
Ph. Kiev, il fiume Dnepr visto dall’Arco della libertà.
Il reportage completo è pubblicato su Reportage numero 60 (ottobre – settembre 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.