Belgrado, il gruppo delle Pretty Loud sei cantanti rom contro il patriarcato | Testo e foto di Alessandro Gandolfi

Dijana, Elma, Iva, Silvia, Selma e Zlata hanno tenuto decine di concerti in Serbia, Germania e Olanda, ma sono conosciute in tutto il mondo grazie a Youtube. Il loro sound mescola rap, melodie gitane e sonorità balcaniche. Una lotta diretta in primo luogo contro gli abusi domestici e gli abbandoni scolastici

 

Le sei ragazze arrivano tutte insieme al capannone nella periferia di Belgrado, a bordo di un furgone color crema. C’è poco tempo, il collegamento è tra un paio di ore, devono ancora provare i balletti, truccarsi in camerino e indossare gli abiti di scena (jeans, scarpe da ginnastica e felpe larghe in stile hip hop). “Elma, mettiti al centro – esordisce lo scenografo Danijel Rasitovic – e tu, Silvia, dietro di lei sulla sinistra, svelte!”. Danijel è nervoso, discute con il direttore della fotografia e con il regista, sistema gli oggetti in scena e osserva frenetico l’orologio del cellulare. Certo, le sei ragazze – Dijana, Elma, Iva, Silvia, Selma e Zlata – non sono alle prime armi: hanno fatto decine di concerti in Serbia, Germania e Olanda, si sono esibite a un talent show in Croazia, cantato per le Nazioni Unite e al Women of the world Festival di Londra, fino a diventare ambassador per la campagna “Block the hatred. Share the love!” promossa dal Consiglio d’Europa. Ma il tempo passa e fra poco la luce rossa dello streaming si accenderà, proiettando l’immagine delle ragazze a migliaia di chilometri di distanza, oltre l’Oceano Atlantico. Dall’altra parte, ad ammirarle in diretta, in un giorno di febbraio del 2022, un pubblico d’eccezione: quello dell’Obama Foundation. Sarà un successo.

Le sei ragazze di Belgrado formano le (ormai celebri) Pretty Loud, ovvero la prima “rom girl group” al mondo. In realtà loro non sono esattamente di Belgrado, vengono dal vasto quartiere occidentale di Zemun. Anzi, ad essere precisi vivono nei piccoli mahalla, o distretti gitani, chiamati Ciganske rupe (letteralmente, buco gitano) e Vojni put (via militare), due aree confinanti e popolate perlopiù da famiglie rom. È a Vojni put, in un anonimo edificio a due piani a fianco di un meccanico per auto, che è nato tutto: la fondazione inglese Grubb, sorta nel 2006, otto anni dopo ha aperto qui una propria sede (l’altra è a Niš) e ha iniziato a sostenere l’istruzione dei bambini locali, a progettare laboratori didattici, a utilizzare l’arte, la musica e la danza come strumenti per l’integrazione sociale dei giovani rom e per la diffusione dei loro messaggi creativi (l’acronimo Grubb sta per Gypsy roma urban balkan beats). “Il progetto sta funzionando”, dice Danijel Rasitovic mentre sorseggia un caffè seduto al bar Royal Blue, proprio a fianco della sede di Grubb: il bar è una specie di sede distaccata di Grubb, dove ci si rilassa bevendo una bibita o fumando il narghilè. (…)

 

Ph. Belgrado, le Pretty Loud prima di un collegamento live con la Obama Foundation: da sinistra a destra, Zlata, Silvia, Elma, Iva, Dijana e Selma.

 

L’articolo completo è pubblicato su Reportage numero 59 (luglio – settembre 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.

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