Azzurro | Curzio Maltese | Feltrinelli
Quando, nel 2014, fu eletto europarlamentare nella lista “L’altra Europa con Tsipras”, Curzio Maltese, senza averne l’obbligo, decise di dimettersi da Repubblica per non cumulare due stipendi. Seguiva prevalentemente Berlusconi ed era forse l’opinionista più a sinistra del quotidiano. Ai lettori venne così meno una delle voci maggiormente critiche contro Forza Italia e la cultura che Forza Italia era riuscita a imporre tramite le televisioni del “Venditore”. Nessuno, tuttavia, poteva immaginare che di articoli Curzio Maltese ne avrebbe pubblicati ancora pochi, poiché nel 2018 si ammalò di una malattia che gli paralizzò il fianco destro e lo privò della facoltà di esprimersi. Quando poi, dopo le cure, era finalmente riuscito a tornare a una vita pressoché normale e a ricominciare a scrivere – dapprima ancora per Repubblica, poi per Domani – Maltese si spense tragicamente. Aveva 63 anni. Azzurro, pubblicato postumo da Feltrinelli, è una sorta di autobiografia che ripercorre le tappe principali della sua carriera, ma che contiene pagine struggenti su ciò che aveva tenuto nascosto: la vita in ospedale, la lunga riabilitazione, l’amore per la moglie e per il figlio Zeno. È terribile immaginare che a un certo punto un giornalista perda non la capacità di ragionare, ma la possibilità di comunicare, a voce o per iscritto. Sa quali parole vuole pronunciare, ma gli escono soltanto balbettii, sa quali deve scrivere, ma la sua mano traccia segni incomprensibili. L’8 agosto del 2018 era crollato sul pavimento. Aveva soltanto mal d’orecchi e l’otorino aveva detto: non è niente. “Non potevo sapere di avere qualcosa nella testa”, racconta nel libro. Le cose peggiorano, viene operato d’urgenza a Roma. Segue la lunga riabilitazione a Milano. Dopo due anni di ansia, nel giugno 2020, torna a scrivere. Per il primo pezzo impiega un giorno intero: “Le idee scorrono veloci nel mio cervello, ma lente sulla tastiera. Questa è la vera difficoltà per un afasico. Dire alle idee di rallentare”. Eppure, prima di morire, senza che gli sfuggisse nulla, Curzio è riuscito a mettere sulla carta i momenti più felici della sua vita. Con la moglie Paola, il figlioletto, gli innumerevoli personaggi da lui intervistati e che sono diventati suoi amici, come Renzo Piano, Paolo Conte, Luca Ronconi, Benigni, Roman Polanski. E raccontare di quando ricevette i complimenti di Woody Allen per una recensione e della svolta nella sua vita professionale, dallo sport – che sentiva stretto – alla politica, attraverso l’amicizia con i tre anziani “maestri”, Bocca, Biagi e Montanelli. Riccardo De Gennaro
Il silenzio del coro | Mohamed Mbougar Sarr | E/o
In Il silenzio del coro, pubblicato in francese nel 2017 e ora tradotto da Alberto Bracci Testasecca per E/o, Mohamed Mbougar Sarr, scrittore senegalese classe 1990, vincitore nel 2021 del Premio Goncourt per La più recondita memoria degli uomini, affronta la complessità del tema della migrazione con la storia di settantadue uomini arrivati dall’Africa ad Altino, un piccolo paese (immaginario) della campagna siciliana. Quello che la scrittura di Sarr affronta, attraverso un corposo caleidoscopio di personaggi, sono le lacerazioni, i non detti ma anche gli squarci lucenti di certe prove di umanità che comporta ogni rapporto con l’altro, con ogni essere umano che proviene da un altrove sconosciuto e la storia del quale ci è ignota. L’arrivo dei “ragazzi” che l’associazione Santa Marta cerca di aiutare, questo accadimento che pone la comunità di accoglienza dinanzi all’ignoto, fa emergere i tratti intimi e caratteriali dei migranti, così come degli abitanti che entrano in contatto con loro e che Sarr rende con straordinaria profondità psicologica, ricchezza di registri (si passa dal diario personale alla cronaca) e maturità stilistica. Il silenzio del coro diviene così romanzo polifonico ma anche libro denuncia, analisi approfondita e narrazione letteraria di uno dei temi cruciali del contemporaneo. La migrazione, la sfida e l’opportunità spirituale che questa “crisi” comportano, la retorica delle politiche di accoglienza, la tutela dei diritti umani, il sogno di un approdo sicuro. Maria Camilla Brunetti
Il Mago | Colm Tóibín | Einaudi
Il Mago di Colm Tóibín è una biografia romanzata che getta luce sulla vita segreta di Thomas Mann. Lo scrittore fin dall’adolescenza è sensibile al fascino dei bei ragazzi, ma non si spinge oltre a qualche fugace rapporto sessuale e per cinquant’anni, fino alla morte, rimarrà legato in modo speciale alla moglie Katia. Per Thomas Mann la letteratura non è solo un mezzo per esprimere la propria creatività o visione del mondo, ma un artificio per rivivere in libertà le proprie ossessioni omoerotiche, per amplificare quel piacere scopico derivante da uno sguardo ricambiato o dalla muta osservazione di un giovane corpo nudo (compreso quello del figlio Klaus). Nel libro viene dedicato ampio spazio alla sua opposizione al nazismo, che lo portò già nel 1933 a trasferirsi in Svizzera e nel 1939 negli Stati Uniti. Ma Tóibín ritrae, insieme al “partriarca”, tutto il clan Mann, a cominciare dal fratello Heinrich, anch’egli scrittore (suo Il professor Unrat dal quale sarà poi tratto L’angelo azzurro di Joseph von Sternberg), da sempre impegnato nella lotta comunista, per finire con i figli Erika e Klaus, les enfants terribles, che fin dalla maggiore età vivono con estrema libertà e sfacciataggine la propria bisessualità. Il libro tenta di mantenere vivo il ricordo di quella borghesia europea ormai al tramonto, così come Thomas Mann ricercò con dedizione quasi disperata la cristallizzazione di un’innocenza perduta. Simona Almerini
La condottiera Elsa | Pierre Mac Orlan | Edizioni Settecolori
Autore di oltre un centinaio di libri, lo scrittore francese Pierre Mac Orlan (1882-1970) è poco conosciuto in Italia e pochissimo tradotto. Uno dei romanzi più importanti, Il porto delle nebbie, noto anche per il film che ne trasse Marcel Carné, è stato proposto soltanto dieci anni fa da Adelphi. Ora, fortunatamente, vede la luce in italiano, per Edizioni Settecolori, anche La condottiera Elsa (1921), che per contenuto e scrittura non potrebbe essere più lontano dal primo. Mac Orlan ipotizza che, dopo la rivoluzione, i russi – alleati con i cinesi – conquistino l’Europa occidentale, in particolare Francia e Germania. Il suo è, dunque, un romanzo caratterizzato da una forte immaginazione, che può essere definito “distopico”, come usa dire oggi, se guardato da un lato, ma anche “utopico”, se dal lato opposto. Elsa è una ragazzina bionda, santa e puttana, una sorta di Giovanna d’Arco bolscevica, idolatrata dalle truppe che guida grazie a due inquietanti personaggi: Amleto, l’uomo che è convinto di possederla e manipolarla, e Falstaff, il responsabile della propaganda. Dorojdin, detto il Clown, è il generale dell’esercito, che incita i suoi soldati al grido di “Dostoevskij! Cechov! Puskin!”. La rivoluzione che i bolscevichi tentano di “esportare” dà tuttavia luogo soltanto a un continuum di feste popolari ed esecuzioni capitali. Perché, come dice il pittore parigino Bogaert, che si innamora di Elsa, a sua volta conquistata dai valori occidentali, “è la follia che domina il mondo”. Riccardo De Gennaro
Cuore di ghiaia | Abdulrazak Gurnah | La Nave di Teseo
Abdulrazak Gurnah, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 2021, nato a Zanzibar nel 1948 e formatosi nel Regno Unito, dove risiede, con Cuore di ghiaia, tradotto da Alberto Cristoforti, torna ai temi cari della sua scrittura: la migrazione, la condizione dell’esilio, lo sradicamento e la sfida dell’essere umano che si trova a vivere in una cultura altra della quale non conosce riti e rituali, ignara a sua volta delle culture dalle quali gli esuli provengono. Questa è la storia di Salim, bambino curioso innamorato dei libri, cresciuto con un padre distante e l’immagine di un nonno materno cosmopolita mai conosciuto, che aveva studiato in Uganda e a Edimburgo e aveva viaggiato tra il Cairo, Beirut e Istanbul, un uomo che negli anni Cinquanta frequentava gli intellettuali anticolonialisti che si opponevano al controllo dei britannici sulla Tanzania e conoscevano Gandhi e Nehru. Salim adora anche Amir, lo zio materno, brillante diplomatico che partirà a sua volta per specializzarsi all’università di Dublino e che deciderà poi di portare Salim con sé per farlo studiare a Londra. Nella Londra gelida e cosmopolita, frenetica e spaventosa, il giovane Salim, conoscerà il dolore e la forza richiesta per il nuovo viaggio che – anche grazie alla letteratura – lo porterà a divenire uomo, lontano dalla terra della sua infanzia, da sua madre e dal conforto di ciò che lo ha nutrito fino a quel grande addio. Maria Camilla Brunetti