Intervista a Paola Agosti | di Maria Camilla Brunetti

“La rivoluzione dei garofani mi ha fatta sentire dentro la grande Storia”

La fotografa Paola Agosti racconta le tappe della sua vita professionale, ricca di incontri e momenti emozionanti, come nel Portogallo del 1974 e, prima ancora, nel Cile di Allende. Tra i mille ricordi, quando Fidel Castro ne elogiò pubblicamente la determinazione e Gheddafi le salvò la vita. Senza dimenticare il gatto di Borges.

 

Paola agosti nasce a Torino nel 1947 in una famiglia di intellettuali della borghesia colta, laica e antifascista della città. Il padre Giorgio, magistrato, è tra i protagonisti della Resistenza italiana. Tra i fondatori nel 1942 del Partito d’Azione è, tra il marzo 1944 e il giugno 1945, commissario politico del comando regionale Giustizia e Libertà. La casa degli Agosti è ritrovo di un milieu intellettuale nel quale Paola trascorre gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Lei stessa così ricorda il padre e l’ambiente nel quale è crescita nelle pagine della sua raccolta autobiografica Itinerari. Il lungo viaggio di una fotografa (Postcart, 2023): “Esponente di una generazione di intellettuali piemontesi di grande cultura e impegno civile, fu compagno di classe al Liceo Massimo D’Azeglio di Leone Ginzburg e Norberto Bobbio. Ebbe quest’ultimo tra gli amici più cari insieme ad Alessandro Galante Garrone, Franco Venturi, Ada Gobetti, Primo Levi e tanti altri. Tutti personaggi che frequentavano casa nostra, ma che allora – per me – erano semplicemente gli amici dei miei genitori”. La madre di Paola, Nini Castellani, è un’affermata traduttrice letteraria. I genitori educano i figli con grande apertura, dando loro piena libertà di scelta e costante supporto. Nel 1966, diciannovenne, terminato il liceo a Torino, Paola parte con un’amica per Parigi, dove si fermerà quattordici mesi. Da qui un breve soggiorno a Cuba e, a inizio del 1968, l’arrivo a Roma. Non ha ancora un’idea chiara di quello che vuole fare ma alcuni incontri faranno entrare la fotografia nella sua vita. Negli anni il suo lavoro di fotografa la porterà a documentare intensamente la vita politica italiana, con uno sguardo attento ai movimenti femminili che in quegli anni andavano maturando. Documenta la fine del mondo contadino in Piemonte, sulle orme de Il mondo dei vinti di Nuto Revelli in Immagine del mondo dei vinti (Mazzotta, 1978) e – a lungo- l’emigrazione piemontese in Argentina in Dal Piemonte al Rio della Plata (Regione Piemonte, 1988) e in El Paraiso: entrada provisoria (Monografie Fiaf, 2011). Numerosi sono anche i suoi reportage dall’estero, con un’attenzione particolare all’America Latina, dove tornerà numerose volte. Nei lunghi anni della sua attività, avrà la possibilità di conoscere e ritrarre alcune tra le personalità più significative del “Secolo breve”. La incontro in un giorno di fine luglio, ad Altidona, piccolo borgo nei pressi di Fermo. È qui in occasione dell’inaugurazione della mostra “Paola Agosti. Dal Piemonte al Rio de la Plata” presso la Galleria Sotto L’arco. Mi accoglie con garbo e generosità, con una naturalezza e una modestia che solo i grandi conservano.

Nel documentario dedicato dalla Rai, con la regia di Claudia Pampinella, alla tua vita e alla tua opera, Paola Agosti. Il mondo in uno scatto, affer- mi che più di ogni altra cosa, la foto- grafia è stata per te “l’incontro con il mondo”. Vorrei allora partire dall’i- nizio, dall’incontro con la fotografia. Come è entrata nella tua vita e quan- do hai capito che sarebbe diventata la tua professione?

Che la fotografia sarebbe potuta diventare anche una professione l’ho capito da subito. In quegli anni era così. Siamo alla fine degli anni Sessanta. Devo però ammettere che prima di iniziare a lavorare come fotografa, non avevo mai nutrito un grande interesse per la fotografia in sé. Ero forse più interessata alla grafica. Infatti, appena arrivata a Roma, poco più che ventenne, ho iniziato a lavorare come apprendista in uno studio di grafica. Lavoravo in camera oscura e in quello studio ho incontrato una fotografa milanese, Augusta Conchiglia, che in quello stesso studio stampava le sue fotografie e tornava da un lungo reportage in Angola. Sarà Augusta, in qualche modo, a iniziarmi alla fotografia proponendomi di lavorare insieme. All’epoca era reduce da sette anni passati a Milano come fotografa di scena al Piccolo Teatro. Quindi, direi in modo del tutto casuale e grazie ad Augusta Conchiglia, ho iniziato questo mestiere. (…)

 

Ph. Lo scrittore Jorge Luis Borges con il gatto nella sua casa del quartiere Palermo a Buenos Aires fotografato da Paola Agosti nel 1980.

 

L’intervista completa è pubblicata in apertura di Reportage numero 60 (ottobre – settembre 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.

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