L’economia dell’isola si fonda quasi esclusivamente su questo settore, che cominciò a svilupparsi dopo l’arrivo di Cristoforo Colombo, grazie all’importazione degli schiavi dall’Africa. Oggi a essere sfruttati sono, in primo luogo, i migranti haitiani, che vivono nelle “bateyes” e lavorano in condizioni allucinanti
Come molte mattine, seduto al bar nella via sotto il mio studio, mi gusto un buon espresso. Miscela arabica, tazzina calda, profumo di tostatura. Prima di godermi il caffè ci verso una piccola quantità di zucchero di canna. A molti potrà sembrare un’eresia, ma a me il caffè piace così: dolcemente amaro. Lo diceva anche il grande Pino: “A me me piace ‘o zucchero ca scenne dinto ‘o caffè”, ed io, come lui, in questo momento mi ritrovo ad osservare piccole perle bronzee che sprofondano in una schiuma cremosa e compatta. Mentre eseguo il rito mi soffermo a pensare su quanto lo zucchero sia l’alimento che più di tutti nella storia contemporanea sia stato associato al concetto di felicità ma, allo stesso tempo, sia anche un prodotto che da più di 500 anni è sinonimo di sfruttamento e diseguaglianza sociale. Sono in partenza per la Repubblica Dominicana, uno dei maggiori esportatori al mondo di zucchero di canna. Domani mi aspetta il volo per Santo Domingo e la curiosità per una nuova avventura che mi porterà a conoscere le persone che questo sfruttamento lo subiscono giorno dopo giorno sulla loro pelle mi consuma ormai da settimane. È stato grazie agli studi dell’antropologo Raúl Zecca Castel ed ai suoi due interessantissimi libri “Mastico y trago” e “Bateyeras” che ho scoperto per la prima volta l’esistenza dei bateyes, piccole comunità rurali disperse nelle piantagioni di canna da zucchero dominicane in cui risiedono principalmente lavoratori di origine haitiana ed i loro discendenti. Più leggevo l’esperienza di Raúl in loco e più realizzavo quanto si nasconde tra gli infiniti campi verdi che si trovano al di là del mare cristallino, delle coste dalle spiagge bianche e dei giganteschi resort. Ho deciso così di partire per raccontare i bateyes e la vita dei loro abitanti. (…)
Ph. Una veduta di un campo di canne da zucchero tagliate dai picadores nella provincia di San Pedro di Macoris (Repubblica dominicana).
L’articolo completo è pubblicato su Reportage numero 59 (luglio – settembre 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.