Dalla Pianura Padana alla regione spagnola della Murcia, fino ai Paesi Bassi, gli abitanti che vivono nei pressi degli stabilimenti per lo sfruttamento e la macellazione degli animali (maiali, mucche, galline…) vivono in condizioni di salute proibitive a causa della tossicità dell’aria e dell’acqua. L’ammoniaca killer.
“Benvenuti nell’Antropocene. Questo è il nome, suggerito dalla comunità scientifica, dell’era geologica che stiamo attraversando, il cui segno caratteristico più gettonato e rappresentativo della presenza umana sul pianeta sarebbero le ossa di pollo, onnipresenti, disseminate ovunque. Centoquarantadue milioni di suini, 76 milioni di bovini, 62 milioni di pecore, 12 milioni di capre, oltre 11 miliardi di polli: questa è la popolazione degli animali invisibili allevati in Europa ogni anno, che nascono e muoiono all’interno di un’enorme catena di montaggio e smontaggio. L’allevamento intensivo, il metodo predominante in Europa come nel mondo di produzione di carne, latticini e uova che arrivano sulle nostre tavole ogni giorno, è riconosciuto all’unanimità come uno dei settori industriali più inquinanti al mondo, responsabile di circa il 15 per cento del totale delle emissioni di gas serra. L’impatto degli allevamenti sull’ ambiente immediatamente circostante, tuttavia, rimane relativamente inesplorato. A partire dagli anni ‘80, l’intero settore ha subito una profonda trasformazione, con una crescita velocissima verso allevamenti enormi e specializzati. (…)”
Hanno collaborato Coline Charbonnier e Helena Spongenberg.
Ph. Un maiale morto gettato in un cassonetto stradale a Tingerup (Danimarca) nei pressi di un allevamento intensivo. Credits: Selene Magnolia Gatti e Greenpeace/Wildlight.
Questo lavoro è stato realizzato grazie al supporto del Journalismfund Europe.
L’articolo completo è pubblicato su Reportage numero 59 (luglio – settembre 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.