Anziane signore in abiti folkloristici e con acconciature accuratissime si adoperano ad allestire tavoli, banchetti e altre scenografie assortite per celebrare l’arrivo della primavera in Gagauzia, giurisdizione autonoma e filorussa nel sud della Moldavia. Il programma della festa nella capitale, Comrat, prevede balli tradizionali, una recita di poesie dedicate alla bella stagione, qualche dichiarazione d’amor patriae e una serie interminabile di sfoggi canori da parte dei vari ensemble locali. Lo scenario che accoglie e circonda l’evento è una piazza di porfido delimitata dal garbo discreto del cemento sovietico e da qualche incubo architettonico in alluminio anodizzato di recente costruzione. Il fotografo di cartoline turistiche a cui fosse assegnato l’ingrato compito di far sembrar bello questo profilo urbano troverebbe qui, come uniche oasi di fotogenia, solo qualche vecchia izba di legno, l’immancabile monumento di Lenin, il memoriale all’Armata Rossa e una graziosa cattedrale con tetti a cupola, dipinta di giallo.
Comrat sembra una città senza pretese estetiche e forse neanche la voglia di stare al centro dell’attenzione, eppure la Gagauzia è un costrutto etnico-amministrativo tutt’altro che velleitario, tanto concreto quanto fondato su eventi storici ben precisi. La sua nascita ufficiale è recente, ma bisogna riavvolgere il nastro di un paio di secoli almeno se si vuole comprendere del tutto il legame profondo tra questa terra e il popolo che l’abita. (…)
Ph. Anna Zhekova, 84 anni, è da oltre cinquant’anni una delle figure di spicco dell’identità culturale gagauza. Nata a Comrat nel 1939, ha assistito all’occupazione della sua terra da parte dei nazisti e dei loro alleati rumeni, prima del trionfo sovietico e la conseguente incorporazione dell’attuale Moldavia nell’Urss. Sta scrivendo un libro di ricordi sulla sua terra natale durante la Seconda guerra mondiale.
Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 57 (gennaio-marzo 2024), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.