La capitale della regione del Sichuan, che ha ospitato le Universiadi 2023 toccando i 22 milioni di abitanti, doveva essere una “world modern city garden”, ma qualcosa è andato storto. Il caso del nuovo quartiere residenziale Next City: decine di palazzi di trenta piani immersi nel verde, ma ancora deserti.
Osservato da lontano, l’edificio più grande mai costruito sul pianeta sembra una balena spiaggiata. Per gli abitanti di Chengdu è il feticcio che rappresenta il loro ingresso nel mondo. Fino a una ventina di anni fa la capitale della regione di Sichuan era solo una scialba destinazione conosciuta per i panda, le migliaia di fattorie e un clima brutale d’inverno come d’estate. Ma quando nel 2013 l’amministrazione locale ha eretto questo colosso sopra a un’area di 1,7 milioni di metri quadri, la gente ha capito che la città stava imboccando il sentiero che porta alla grandiosità. Il grande cetaceo di mattoni, vetro e alluminio ospita oltre duecento negozi, un parco acquatico, decine di ristoranti, una pista di ghiaccio, ma soprattutto incarna la fiera consapevolezza che Chengdu è la megalopoli del futuro, il luogo in cui ogni cinese vorrebbe vivere e fare shopping. È il terminale ultimo prima dell’avvenire.
In una giornata di mezza estate mi accolgono a Chengdu un insopportabile clima equatoriale e una vispa 22enne di nome Wang Duon che sarà il mio angelo custode e traduttrice per tutta la mia permanenza in Cina. L’occasione del viaggio sono i Giochi Universitari che la città doveva ospitare nel 2021, un piano che il Covid aveva mandato all’aria.
Con due anni di ritardo Chengdu apre le porte ad atleti-studenti di 115 paesi, giornalisti, tecnici, turisti e alti funzionari accorsi per osservare il progresso che mette in moto i suoi ingranaggi. Non si sa quanti soldi siano costati questi Giochi.
La presenza di 250mila volontari suggerisce che l’ingresso nel futuro preveda costi d’ammissione salati (a una vera Olimpiade ne bastano 70mila). Ma la prima cosa che mi mostrano con entusiasmo è proprio questa balena di cristallo la cui architettura rompe una monotonia di grattacieli messi in fila senza misericordia. “Lo vedi il flusso della melodia?”, mi chiede Wang indicando il profilo del Global center, il nome dell’immane shopping mall. “Flusso melodico” era il nome che gli architetti assegnarono al disegno originale. (…)
Ph. Giovani cinesi in una delle strade più celebri per lo street-food nei pressi di Chunxi Road.
Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 56 (ottobre-dicembre 2023), acquistabile qui in formato cartaceo e in digitale.