Gli amanti di Coyoacán | di Gérard de Cortanze (Neri Pozza)
Quando il 20 dicembre del 1936 la petroliera Ruth lasciò il porto di Oslo, la temperatura segnava diversi gradi sotto lo zero. La nave trasportava, insieme al carburante e all’equipaggio, due persone. Un uomo e una donna, in incognito. Lui era Lev Davidovicˇ Bronštejn, meglio conosciuto con il nome di Lev Trockij, il grande rivoluzionario russo. La donna dal bellissimo volto l’inseparabile moglie Natal’ja Sedova. Viaggiavano con la mente pesante, sfiniti dall’esilio a cui la rabbia stalinista li aveva costretti. Natal’ja, sul ponte della Ruth, ripercorreva le tappe del loro peregrinare iniziato nel 1928 nel villaggio kazaco di Alma-Ata, proseguito a Istanbul, a Odessa, poi il soggiorno stambuliota sull’isola di Prinkipo seguito dal passaggio a Kadikoi. Poi, nel 1932, la cittadinanza sovietica della coppia viene definitivamente revocata e questo rende impossibile ogni ipotetico rientro in Russia. L’anno dopo la coppia approda quindi a Marsiglia e da lì a Royan, Saint-Palais, Bagnères-de-Bigorre e poi a Barbizon, fino all’espulsione forzata dalla Francia voluta dal governo Daladier. L’ultima tappa, il soggiorno in Norvegia nel 1936, aveva infine rappresentato il punto più basso della loro odissea. Ma finalmente ora possono guardare l’orizzonte con rinnovata speranza: la petroliera faceva rotta verso l’Atlantico, destinazione il porto di Tampico in Messico. Ad aver reso possibile quella nuova pagina di vita era stato “l’amico sconosciuto”, il pittore messicano Diego Rivera, all’epoca cinquantenne e sposato con la pittrice Frida Kahlo. Fu lei ad accogliere la coppia di esuli sul molo del porto di Tampico il 1° gennaio del 1937. Lo scrittore francese Gérard de Cortanze ne Gli amanti di Coyoacán (traduzione di Alberto Folin) ricostruisce con uno stile narrativo che fonde accurata documentazione storica e acume psicologico, la passione tra l’ex-comandante dell’Armata Rossa e la giovane Frida, artista-rivoluzionaria segnata da un corpo martoriato e da una violenta sensualità. Sul quel finire degli anni Trenta, Città del Messico era l’epicentro di una comunità di artisti e rifugiati politici in fuga dai regimi totalitari di tutto il mondo, “russi in fuga dalle persecuzioni staliniane, repubblicani spagnoli cacciati dal franchismo, ebrei europei perseguitati dal nazismo, italiani fuoriusciti a causa del fascismo mussoliniano”. Qui, nel giardino lussureggiante della Casa Azul a Coyoacán, dove la pittrice era cresciuta e dove stava vivendo il suo tormentato matrimonio con Rivera, nasce la relazione intima con Trockij. Maria Camilla Brunetti
Nel dolce rumore della vita | di Elio Pecora (Neri Pozza)
Tendiamo a non attribuire sufficiente importanza alle biografie letterarie per la comprensione critica di un autore? Questo libro, che ha per titolo Nel dolce rumore della vita, smentirà ogni luogo comune. D’altra parte, la sua longevità lo conferma. Il libro è stato scritto nel 1976 da Elio Pecora, che si può dire abbia condiviso con Sandro Penna una parte significativa di una ricerca poetica sintonica, come suonando a quattro mani. Con la nuova edizione, da poco uscita per Neri Pozza, ci troviamo davanti a una miniera: non solo perché possiamo ripercorrere l’archivio di materiali e testimonianze catturate da uno sguardo e da un ascolto fotografici, ma perché ci accorgiamo che può esistere una pratica di scrittura che potremmo chiamare ‘filmica’ – una scrittura che continua ad offrire un’aderenza totale a una poetica e a una persona. Infiniti sono i modi di narrare e nell’epoca dello story-telling si moltiplicano. Ma con questa biografia la vita di Penna diventa un mondo vivo di luoghi, oggetti, sensazioni tattili, visive e olfattive, in cui la rifrangenza tra l’opera e il carattere del suo autore formano un amalgama plastico, che si rinnova di continuo. E se non accade spesso di percepire davvero la sostanza dell’opera di un autore attraverso il racconto del suo vissuto, il lavoro di Pecora continua a non deluderci: un cuore con i battiti giusti, che fonde la riflessione critica e la biografia. Maria Borio
Compiti per casa | di Bohumil Hrabal (Miraggi)
Interviste, interventi pubblici, resoconti di viaggio, riflessioni, omaggi. Questi, ma anche altri, sono i Compiti per casa di Bohumil Hrabal, che faranno felice ogni lettore italiano e che hanno fatto felici gli “stramparloni”, i suoi compagni di birreria, dai quali traeva a piene mani le storie e i dialoghi dei suoi racconti. Erede diretto di Jaroslav Hašek, l’autore del “Buon soldato Sc’veik”, lo scrittore che più adorava, Hrabal non perde mai, qualunque cosa scriva, il timone dell’umorismo. Questo libro, finora inedito in Italia e pubblicato ora da Miraggi edizioni, lo conferma. Nei testi e nelle interviste, usciti tra il 1964 e il 1969, a cavallo dunque della Primavera di Praga e dell’occupazione sovietica della Cecoslovacchia, quando Hrabal ha già più di cinquant’anni ed è uno scrittore affermato anche all’estero, emerge tutta la sua arguzia. Basti pensare a un raccontino nel quale definisce la televisione “carta da parati in movimento”. Ma nel libro si trovano soprattutto notizie personali piuttosto interessanti per i lettori di “Ho servito il re d’Inghilterra” o “Una solitudine troppo rumorosa”. Ad esempio, che i suoi romanzi preferiti in quel periodo erano due, lontanissimi tra loro: Lo straniero di Camus e Il giovane Holden. E la tecnica dei suoi racconti: “Ho umanizzato i pettegolezzi da ballatoio, il vituperio e l’ingiuria”. Anche se da bambino sognava di fare, non lo scrittore, ma il mozzo in un transatlantico. Riccardo De Gennaro
Perché l’Ucraina? | di Noam Chomsky (Ponte alle Grazie)
Sette interviste, tre precedenti l’invasione russa in Ucraina – la prima è del 2018, proprio alla curatrice italiana del volume, Valentina Nicolì – quattro successive, rilasciate alla rivista indipendente Truthout, che analizzano e ricostruiscono il conflitto Ucraina- Russia all’interno del contesto europeo e mondiale, dalla fine della seconda guerra a oggi, come fulcro di una riflessione geopolitica globale. Il testo si muove su due argomentazioni principali: che sia De Gaulle, dopo il 1945, che Gorbaciov nel 1990, avrebbero chiesto un’Europa forte da Lisbona a Vladivostok, ovvero una terza forza mondiale che la Nato ha invece boicottato, spingendosi a est già nel 1992 e causando un vuoto di potere nel vecchio continente; che prima dell’invasione dell’Ucraina, nel 2014, i generali e il consiglio di sicurezza russo avrebbero più volte preteso, invano, la neutralità dell’Ucraina, secondo i modelli della Svizzera e dell’Austria. Anche questa richiesta si sarebbe opposta con fermezza la Nato, che viceversa dal 2008 chiede all’Ucraina di aderire al Patto atlantico. Quanto avviene in Ucraina diventa così per Chomsky un passaggio storico chiave per capire il mondo attuale e la gestione dell’informazione sulla stampa e sul web, spesso propagandistica e non libera. Le ultime considerazioni del testo sono focalizzate sulla crisi climatica, accentuata dal conflitto ucraino e sparita o minimizzata dalle agende politiche internazionali. Giuseppe Scatà
Diari | di Virginia Woolf (Bompiani)
Diari Volume 1, primo dei cinque che usciranno da Bompiani, è un libro prezioso per gli estimatori di Virginia Woolf, ma anche l’occasione per sfatare l’immagine di intellettuale fredda che le è stata attribuita erroneamente. Lo stile semplice è lontano da quel linguaggio sperimentale e stratificato che troverà la sua massima espressione in Mrs. Dalloway, Gita al faro e Le Onde, ma risulta comunque un’opera intrigante perché ci regala il ritratto di una Virginia Woolf divertente e insicura, che racconta delle recensioni per il Times e considera il marito uno scrittore più affermato di lei. Il diario comincia nel 1915, qualche mese dopo lo scoppio della Prima Guerra mondiale, ma invece di addentrarsi in profonde riflessioni (come farà successivamente ne Le Tre ghinee) la scrittrice, per compensare la tragicità della contingenza, preferisce abbandonarsi ad un’ontologia del piacere in cui i fatti esterni compongono solo una suggestiva scenografia.
Woolf descrive minuziosamente la sua quotidianità, scandita da letture, passeggiate, relazioni sociali e uno dei suoi passatempi preferiti è proprio il gossip, che riguarda soprattutto i personaggi che costituiscono il famoso circolo di Bloomsbury, celebrato in questi giorni a Roma con una mostra a Palazzo Altemps. Nel diario non manca la raffinata ironia che contraddistingue la scrittura: “Ottoline tiene un diario dedicato però alla sua vita interiore e questo mi ha fatto pensare che io una vita interiore non ce l’ho”. Simona Almerini