Cos’è ora Pyramiden l’ex città sovietica nei fiordi norvegesi | Fotoreportage di Pietro Magnani

Abbandonati dopo la caduta dell’Urss, i giacimenti di carbone delle isole Svalbard sono sempre stati una risorsa molto vantaggiosa per Mosca. Vitto e alloggio erano gratuiti per i minatori e per le loro famiglie, i salari pari a cinque volte la media. Poi il terribile incidente aereo nel quale perse la vita la metà degli abitanti.

 

La statua di Lenin più a settentrione del pianeta si trova su un’isola dell’arcipelago norvegese delle Svalbard, mille chilometri a sud del Polo Nord. Il suo sguardo, dall’alto del piedistallo davanti al Palazzo della Cultura, osserva il ghiacciaio Nordenskiold, il fiordo Billefjord e la sottostante città – sovietica – di Pyramiden, oggi completamente abbandonata, ma che un tempo era il più grande insediamento dell’arcipelago con 1.500 residenti stabili negli anni ’70 e ’80, poi bruscamente svuotata nel 1998.
I giacimenti di carbone delle Svalbard rappresentavano una risorsa molto vantaggiosa e Mosca decise di investire nella zona. Durante la Seconda guerra mondale Pyramiden fu rasa al suolo dai tedeschi ma, dopo il conflitto, l’Unione Sovietica ricostruì tutte le abitazioni, dotando l’insediamento di servizi essenziali alle famiglie: una scuola, un asilo, una piscina con acqua di mare riscaldata, un ospedale, un eliporto, una palestra, un campo da calcio, una biblioteca e il Palazzo della Cultura con una sala da oltre 300 posti a sedere.
Il vitto e l’alloggio erano gratuiti per i minatori e le loro famiglie, gli stipendi fino a cinque volte superiori alla media dell’Urss. I nuclei abitativi non disponevano di cucine al loro interno, ma era presente un unico edificio adibito a mensa pubblica. Uova, latte e ortaggi, cresciuti su terra fertile fatta arrivare dall’odierna Ucraina, erano prodotti localmente grazie a un pollaio, una stalla e un edificio adibito a serra. Non mancava una sede locale del Kgb, ancora oggi non visitabile nonostante dentro non ci sia più niente. La città era autonoma nella produzione di energia elettrica e riscaldamento, grazie alla centrale a carbone alimentata dalla vicinissima miniera, nella quale venivano inceneriti anche i rifiuti prodotti. Pyramiden venne abbandonata a metà anni ’90, a seguito della caduta dell’Urss e dei mancati investimenti per renderla sostenibile e vantaggiosa. Il tragico epilogo avvenne nel 1996, a causa di un terribile incidente aereo nel quale persero la vita oltre la metà dei residenti, di ritorno da una vacanza dalla madrepatria. (…)

 

Ph. Lo stemma inevitabimente arrugginito della città di Pyramiden con l’indicazione del 79° parallelo.

 

Il portfolio completo è pubblicato su Reportage numero 50 (aprile-giugno 2022), acquistabile in libreria e direttamente sul nostro sito, in versione cartacea e digitale.

 

 

 

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