Viaggio nei paesini alle pendici dell’Etna, un vulcano giudicato inoffensivo dagli stessi abitanti, che si considerano “figghi” suoi. Eppure nei primi sei mesi del 2021 sono state registrate oltre cinquanta eruzioni con colonne di fuoco alte fino a nove chilometri. Come ha scritto un poeta locale: “Più spettacolare dell’aurora boreale”.
L’ETNA E IL TERRITORIO che lo circonda sono un’isola nell’isola. Il più alto vulcano attivo d’Europa è un’ombra maestosa che raggiunge simbolicamente ogni località della Sicilia e ogni siciliano. Chi abita alle sue pendici lo chiama semplicemente ’A Muntagna o Mamma Etna, e l’uso del genere femminile vuole rifletterne più o meno consapevolmente il carattere protettivo e generoso. Se ne può parlare come di un vulcano “buono”, perché raramente rappresenta una seria minaccia per la popolazione. Il cratere è così alto – si dice qui – che c’è sempre tempo per fare le valigie e partire. Il rischio è che la lava non scenda solo dalla cima, ovvero da un’altezza di oltre tremila metri, ma che cerchi sfogo sui fianchi, aprendo bocche a quote sensibilmente minori e, quindi, più vicino ai centri abitati. Gli abitanti del posto si autodefiniscono “figghi ra Muntagna”, come alberi con le radici ben piantate nella terra nera. È gente orgogliosa della propria operosità, costanza e caparbietà – come dice Andrea Giuffrida, un contadino di Trecastagni – gente che è riuscita, nel corso dei secoli, a modificare un tratto così vasto di territorio aspro, costruendo un paesaggio unico di natura selvaggia e mirabili architetture agricole, intorno alle quali campi fertilissimi producono, fra l’altro, pregiati vini e oli.
Eppure, nessuno dimentica che il “gigante” può svegliarti nel cuore della notte per farti sentire la sua presenza. Le eruzioni, spesso accompagnate da terremoti, sono considerate uno spettacolo imperdibile, tanto che ai primi brontolii si sente gridare: “La Montagna è scoppiata, andiamo in vetta!”. Chi non ha più l’età per arrampicarsi, spalanca le finestre e
si gode tranquillamente da casa lo spettacolo della rossa lava incandescente che scivola lungo i versanti e delle nere nuvole che si proiettano verso l’alto. La regione ad est del vulcano è la più colpita dal materiale piroclastico, perché il vento soffia principalmente da ovest. (…)
Ph. Una veduta dalla cittadina di Randazzo durante il parossismo del 26 febbraio 2021.
Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 49 (gennaio-marzo 2022), acquistabile in libreria e qui in versione cartacea e digitale.