I laotiani hanno sempre cercato di sfuggire ai bombardamenti rifugiandosi nelle foreste e in dozzine di grotte nascoste, all’interno delle quali hanno costruito scuole e ospedali. Molti vi sono stati nascosti anche per vent’anni, ma la maggior parte aveva il terrore di entrare nelle grotte, perché temeva la presenza di spiriti negativi. Attualmente la popolazione si ritrova a convivere con l’onnipresenza di ordigni. Decine di squadre di sminatori, molte delle quali composte da sole donne, coordinate da Mag e Uxo Lao, operano assiduamente nelle regioni più colpite. E’ stato calcolato che ci vorranno circa 150 anni per bonificare l’intero territorio e non di rado numerosi civili saltano in aria. Nel frattempo, tuttavia, i laotiani hanno imparato a rendere le bombe inesplose una risorsa. Ci sono villaggi specializzati nel riciclaggio e nella costruzione di canoe speciali ricavate dai B52 americani precipitati, altri in cui le bombe vengono utilizzate come pilastri per case o che hanno come attività primaria la creazione di oggetti di uso quotidiano come cucchiai, bracciali e pentole, tutti ottenuti dal riciclaggio di bombe e missili. (R. P.)
Ph. Un cratere provocato da un bombardamento aereo con i B52 durante la “guerra segreta” degli Stai Uniti nel Laos a trenta chilometri da Phonsavan. Qui la vegetazione non cresce più e non è più possibile alcuna coltivazione.
Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 49 (gennaio-marzo 2022), acquistabile in libreria e qui in versione cartacea e digitale.