Didascalie, la rubrica di Valerio Magrelli per il sito di Il Reportage, che si affianca a quella da lui tenuta sul trimestrale cartaceo.
Non so darmi pace: perché tra i cittadini italiani e i loro amministratori deve sempre scorrere un profondo sentimento di incomprensione, di contrapposizione, di odio? Eppure, non sarebbe difficile sintonizzarsi sugli umori generali degli abitanti.
Mi riferisco alla proliferazione dei dehors, che – causa covid – hanno occupato, peraltro giustamente, buona parte degli spazi pubblici destinati in precedenza al parcheggio. Il risultato è stata una definitiva, irreversibile, mutazione del tessuto urbano.
Ora, io non capisco perché sia così difficile comprendere che, sottraendo una parte di spazio, si impedisce alle auto degli stessi cittadini di parcheggiare. Possibile che nessuno tra i vigili urbani, gli amministratori o i consiglieri comunali abbia pensato a una cosa del genere? Del resto, fino a prova contraria, possedere una macchina non è ancora un reato. Si tratta, alla fin fine, della semplice immagine di una coperta troppo corta: se si tira da una parte, se ne scoprirà un’altra. O no?
E allora qual è la soluzione? Semplice: sospendere, almeno temporaneamente, parte dei divieti attinenti alle isole pedonali (ovviamente quelle meno esteticamente “sensibili”), per reintrodurvi il parcheggio di vetture, oppure individuare spazi dove il parcheggio non intralci lo scorrimento del traffico, approntando nuove aree di sosta. Si tratta di un dettaglio, va da sé, ma rivelatore della disperante, tragica incomprensione che separa governanti e governati.
L’esempio dei dehors, che ovviamente finiranno per rimanere in eterno come ogni cosa temporanea in Italia, è un semplice spunto per cercare di soffermarsi su un nucleo incandescente, su un bubbone che devasta irrimediabilmente la convivenza civile nel nostro Paese.
Riassumerei così questo autentico dramma dell’incomunicabilità: totale impermeabilità delle istituzioni alle esigenze della comunità.
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