Didascalie, la rubrica di Valerio Magrelli per il sito di Il Reportage, che si affianca a quella da lui tenuta sul trimestrale cartaceo.
È stato uno spettacolo davvero speciale, quello che allestito al Teatro Argentina di Roma dal 22 giugno al 4 luglio scorsi. Vincitrice nel 2019 del Leone d’Oro come “migliore partecipazione nazionale” alla 58a Biennale di Venezia, la performance-opera Sun & Sea è il risultato della collaborazione tra Rugilė Barzdžiukaitė, regista di cinema e teatro oltre che artista visiva, Vaiva Grainytė, scrittrice, drammaturga e poeta, e Lina Lapelytė, artista, compositrice e performer.
Completamente svuotata e rischiarata da una luce estiva, la platea del teatro appare ricoperta di sabbia e occupata da decine di bagnanti intenti alle solite occupazioni da spiaggia, tra racchettoni, cani, chiacchiere e letture. Gli spettatori, nei loro palchetti, seguono dall’alto quella che Paolo Conte battezzò “una giornata al mare”. Come ha spiegato il curatore, Luca Pietroiusti, tutto si svolge tra creme solari e costumi da bagno vivaci, palme e gambe sudate. Ma la vera sorpresa è costituita dalle canzoni, tradotte dal lituano da Alessandra Cali, “canzoni di tutti i giorni, canzoni sulla noia e sulla preoccupazione, canzoni sul nulla assoluto. E sotto di loro: il lento cigolio di una Terra esausta, un rantolo”.
Nella calura di un eterno, nietzschiano mezzogiorno, i villeggianti in costumi colorati iniziano a raccontare le proprie storie, in un’atmosfera da canto gregoriano. E piano piano, piccole avventure, insignificanti dettagli biografici si trasformano gradualmente in un coro dolente, costretto a affrontare il tema del cambiamento climatico e antropogenico su scala planetaria. È “una canzone pop”, recita il programma, “nell’ultimo giorno della Terra”, anzi, per evocare Karl Kraus, negli “Ultimi giorni dell’umanità “.
Ecco allora apparire facili melodie come la “BOSSA NOVA DELLA CREMA SOLARE” o la “CHANSON DEL COLPO DI SOLE”, mentre i testi si fanno sempre più cupi a cominciare da “Aria della sirena”: “Onde acide / Schiuma bianca / Trasportano le navi piene di cibo in scatola, turisti, / frutta e armi”. Segue poi IL COMMENTO DEL FILOSOFO: “La banana ha origine e matura da qualche parte in Sud America e poi finisce dall’altra parte del pianeta, lontano da casa: è esistita solo per soddisfare in un boccone / la nostra fame, / per darci una sensazione di beatitudine. / Serotonina dall’Ecuador alle nostre pianure settentrionali A qualsiasi ora del giorno o periodo dell’anno…”.
Conclude questo musical agghiacciante la CANZONE DELLE SORELLE 3D: “Mia madre ha lasciato accesa la stampante 3D. La macchina ha cominciato a stamparmi./ Quando il mio corpo morirà, rimarrò io, / in un pianeta vuoto senza più uccelli, né animali né coralli. / Ma premendo un solo pulsante, io ricreerò di nuovo questo mondo: / i coralli 3D non si consumano / Gli animali 3D non perdono le corna / Il cibo 3D è gratis / Io in 3D sono immortale / Ti stamperò, mamma, / Quando avrò bisogno di te, / Ti stamperò, sorellina, / Quando mi mancherai, / E tutte insieme stamperemo carne / E gamberetti, / Quando vorremo qualcosa di sfizioso / E stamperemo le api, / Quando vorremo preservare almeno un po’ di dolcezza”.
Sun & Sea dura un’ora circa ma resta impresso a lungo nella memoria dello spettatore. Difficile dimenticare la sua capacità di far stridere con tanta violenza la spensieratezza del tempo libero con il tragico destino di una specie che sembra ormai decisa ad avviarsi allegramente verso la propria estinzione.
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