Intervista a Marilù Oliva. Un autore un libro | di Maria Camilla Brunetti

Un autore un libro. L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre (Solferino libri)

Intervista a Marilù Oliva | di Maria Camilla Brunetti

 

Quando e come nasce l’idea di questo libro che ribalta il punto di vista della narrazione – volgendolo al femminile – di un grande classico della cultura classica occidentale come l’Odissea?

Questo libro ha avuto una gestazione lunga, perché ero intimidita all’idea di toccare un mostro sacro come Omero. Però ero anche convinta che i personaggi femminili, già rivoluzionari, potessero risaltare ancora di più. L’Odissea originale nasce in un contesto orale, quindi è ricca di ridondanze e passaggi che potrebbero rallentare la lettura del lettore moderno e che ho cercato di snellire. Infine, la scelta della prima persona multipla – con un ricambio corale che mi permette di dare luce a Calipso, Circe, Penelope, Nausicaa, Atena, ma anche a personaggi secondari come le Sirene o la nutrice Euriclea – ha la funzione di trasmettere immediatamente le emozioni, consentendo peraltro di lasciare come oggetto narrativo un eroe affascinante come Ulisse.

Come hai ricostruito, a livello di struttura narrativa, le diverse voci femminili che compongono il paesaggio dell’Odissea?

Tutto ciò che il lettore trova scritto nella mia Odissea arriva da Omero. Ho aggiunto soltanto qualche episodio mitologico, ma perfino i dettagli (cibi, vesti, piante) sono originali. Dal punto di vista strutturale, mi sono attenuta all’impalcatura di Omero, tranne all’inizio. Mentre nell’Odissea del VI secolo Ulisse compare soltanto a partire dal V libro, io l’ho voluto calare in scena sUbito, perché trovo geniale questa nuova figura di eroe che piange e si strugge per la sua patria lontana. Lui, che ha ideato lo stratagemma per sconfiggere Troia, è ingabbiato dai capricci di una donna. Perché fare aspettare tanto il lettore curioso?

La visione, la voce, che tiene unite tutte le altre è quella della dea Atena, protettrice di Odisseo. Ci puoi parlare del suo ruolo nella narrazione?

Atena è un angelo custode che scorta Odisseo e protegge la sua famiglia: la moglie Penelope, impegnata a Itaca a custodire il trono, e il figlio Telemaco, che rischia grosso perché i Proci stanno ordendo il suo assassinio. Atena ha diversi poteri (ad esempio è una trasformista e una favolosa dottoressa di chirurgia plastica che ringiovanisce Odisseo in un colpo solo) e rappresenta il punto di vista della divinità. Lei non condivide alcune esigenze umane, come ad esempio il bisogno che noi abbiamo di vederci, abbracciarci, toccarci, altri- menti diventiamo malinconici. Atena è immortale ma, come i suoi simili, invidia un po’ la nostra condizione mortale. È una dea molto particolare, nata dalla testa di Zeus, che non si fa sottomettere da alcun parente dell’Olimpo, per quanto sia blasonato. Anche lei ha un po’ combattuto per conquistarsi i suoi diritti, insomma.

Che Paese è, a tuo avviso, l’Italia contemporanea per quanto riguarda le questioni, e la parità, di genere?

L’Italia ha fatto enormi passi, nel Novecento. Se pensiamo alle carriere precluse o al famigerato “delitto d’onore”, oggi ci viene da accapponar la pelle, quindi un miglioramento generale rispetto alla parità di genere si registra. Ma la strada è ancora lunga: l’importante sarebbe proseguire in avanti e non perdere i traguardi già acquisiti. Purtroppo oggi una disparità esiste ancora e lo dimostrano i dati: il peso del dovere della bellezza che pende sulle donne (che non possono invecchiare, ingrassare, sciuparsi, però possono lavorare il triplo di un maschio), il gender gap, la disoccupazione femminile, la svalutazione, l’alto numero di femminicidi che si mantiene stabile. Bisognerebbe svecchiare una mentalità patriarcale che – come ha dichiarato Dacia Maraini – purtroppo esiste ancora. Come? Si dovrebbe agire a 360 gradi e non dimenticare nulla, nemmeno il valore delle parole.

About author