Intervista a Giancarlo Liviano D’Arcangelo | Un autore un libro | di Maria Camilla Brunetti
Su L.O.V.E (Il Saggiatore)
Quando e come nasce l’idea di L.O.V.E.?
Nasce molti anni fa, e lo stimolo è dovuto a un’ossessione perenne in me, ovvero osservare e com- prendere come il denaro sia riuscito, nel tempo e avvantaggiandosi della tecnologia, a travalicare la sua funzione di mezzo neutro per scambi e transazioni e modificare completamente la sua essenza, fino a diventare la coscienza segreta del mondo, l’oggetto del desiderio collettivo che evolve nel soggetto assoluto in grado di determinare l’architettura di una società complessa come la nostra. E in più rimanendo, con ironia luciferina, un demone rimosso.
Il romanzo ha una struttura estremamente complessa, con molteplici piani di lettura e una trama molto articolata. Come hai proceduto alla raccolta di materiali per la stesura del libro? Come nasce la struttura di questo romanzo-universo?
Per essere credibili in un lavoro ambizioso come L.O.V.E. che punta a fotografare più zone possibili della realtà, era fondamentale molta documentazione, per restituire l’atmosfera degli ambienti che racconto in modo verosimile. Porto i personaggi del libro in molti territori e luoghi del mondo in cui la violenza del capitale emerge in tutta la sua spietatezza, come la guerra in Iraq, come la provincia cinese in cui è relegata gran parte della manodopera mondiale, a contatto con il vortice di plastica dell’Oceano Pacifico e in un mattatoio ai confini della foresta amazzonica. La violenza del mondo è solo esternalizzata e bisognava saper raccontare i luoghi in cui si scatena. Luoghi lontani dal nostro contesto, in cui trionfa la retorica della ricchezza indolore, della vita sommersa dal benessere eterno, del sogno totalizzante della merce infinita, della sconfitta di qualsiasi penuria, della civiltà libera e spensierata. (…)
L’intervista completa è pubblicata su Reportage numero 42, acquistabile in versione cartacea e in digitale.