Moldavia, il paesino che è rinato con le foto provenienti dal passato | testo di Michela A. G. Iaccarino foto di Zaharia Cusnir

Rosietici è scomparsa da tempo, ma durante una passeggiata un giovane fotografo di Chinisau ha scoperto centinaia di negativi in una casa abbandonata. Sono fotografie di contadini scattate sotto il regime sovietico – tra il 1955 e il 1970 – da un certo Zaharia Cusnir. La storia di un “incontro”.

 

Un giorno d’aprile del 2016, una primavera pallida dal sole stanco, un giovane si mette in cammino per le montagne patrie per contare le case abbandonate dei villaggi scomparsi del suo Paese, la Moldavia: “Amo perdermi nei luoghi abbandonati, parlare con i vecchi rimasti, per questo a volte salto le lezioni in Accademia”. Si chiama Victor Galusca, ha 26 anni e una macchina fotografica al collo. In una delle abitazioni vuote, dalle porte lasciate spalancate dal vento e dalle finestre rotte dall’incuria, il ragazzo vede qualcosa che scintilla tra polvere, muffa e squallore. È un bagaglio chiuso, che contiene un fortunato, imprevisto, sbalorditivo ritrovamento: quattromila negativi fotografici; una valigia, racconta Victor, che nessuno da oltre vent’anni ha mai più aperto e che è riuscita a custodire per decenni un intero mondo scomparso: migliaia di volti, vite, ritratti di una Spoon River sovietica, un intero villaggio dei dintorni perduto per sempre, Rosietici, di cui non esiste più alcuna traccia. L’unica prova dell’esistenza della sua esistenza e della sua storia è in quegli scatti. È cominciata così l’“amicizia” tra il giovane studente di fotografia e Zaharia Cusnir, il vecchio fotografo morto decenni prima: per caso, ma è proseguita con un grande atto di sacrificio e d’amore nei tre anni successivi, il periodo di tempo in cui Victor ha sviluppato uno per uno tutti i negativi ritrovati.

Ultimo di 16 figli, Zaharia Cusnir è vissuto e morto a Rosietici, distretto di Soroca. Nato nel 1912 in una terra che faceva parte dell’Impero russo, Zaharia crebbe nel villaggio che diventò parte della Romania, per poi divenire sovietico quando Zaharia fu adulto. Immediatamente bollato dai comunisti come edinolichnik, l’appellativo dato ai contadini che rifiutavano la collettivizzazione forzata, l’uomo non vide quasi mai il lato morbido della vita. Provò a fare l’insegnante, ma fu licenziato dopo un solo anno. Si oppose ai bolscevichi e finì in prigione. (…)

 

Il servizio completo è pubblicato su Reportage numero 42, acquistabile in versione cartacea e in digitale.

About author