Didascalie, la rubrica quindicinale di Valerio Magrelli per il sito di Il Reportage, che si affianca a quella da lui tenuta sul trimestrale cartaceo.
Da tempo e da molte parti si va proponendo l’audace paragone tra Greta Thunberg e Giovanna D’Arco. In effetti era logico immaginare un accostamento simile, vista l’esistenza di numerosi, sensazionali elementi comuni. Come resistere alla tentazione di scorgere nella modesta, ma determinatissima, adolescente svedese una reincarnazione della pulzella di Orléans? Ho letto vari articoli della stampa francese e tedesca sull’argomento, ma anche in Italia, qualche mese fa, è sorta la stessa polemica fra Monica Guerritore, autrice di uno spettacolo basato sull’analogia fra le due donne, e Antonio Gurrado, che sul “Foglio” ha criticato tale impostazione sul piano storico. Il giornalista faceva notare come l’eroina del XV secolo fosse in realtà tutt’altro che rivoluzionaria, avendo scelto di battersi per la difesa di uno stato rigidamente aristocratico. Altro che lotta al Sistema di una ragazza contro come quelle che oggi scendono in piazza per salvare il pianeta!
“Dai libri di storia”, ha sostenuto Gurrado, “risulta che, nel 1429, Giovanna d’Arco prese le armi alla guida di un contingente concessole da Carlo VII di Valois non per cambiare il mondo, o almeno la Francia, ma per far sì che restasse esattamente come era prima […] Col suo eroismo, Giovanna ottenne che Carlo VII venisse incoronato nella cattedrale di Reims e riconosciuto sovrano secondo la legittima linea di discendenza: non sembra molto ostile al potere […] anzi, sembra proprio combattere per la stabilità del potere messo in discussione da forze ribelli – quegli stessi ribelli che la fecero processare e mettere al rogo”.
Tutto questo sarà anche vero, ma se sono tornato sull’argomento è per un altro motivo. A mio parere, cioè, l’importante non è capire se Greta assomigli o meno al suo alter ego francese, bensì mostrare come soltanto questa nostra contemporanea ci possa finalmente far comprendere la sua ideale antenata bruciata viva ad appena 19 anni.
Mi spiego. Innumerevoli sono stati i drammi e i film, i romanzi e le poesie, le biografie e le opere liriche, i manga e i videogiochi dedicati a Giovanna d’Arco. Basta vedere su Wikipedia il sito Giovanna d’Arco nella cultura di massa, per scoprire i nomi di Christine de Pizan, Chartier, Villon, Shakespeare, Voltaire, Rossini, Schiller, Verdi, Verlaine, Rimbaud, Péguy, Mark Twain, Claudel, De André, Michel Tournier, Leonard Cohen, Branduardi Elton John, Caparezza, Michelet, Meliès, Dreyer, Rossellini, Otto Preminger, Besson, Rivette, Bresson, Brecht, G. B. Shaw, Tolkien e di recente, tra i poeti italiani, Spaziani e Cucchi. Che cos’altro aggiungere? Semplice: che oggi Greta è forse l’unica chiave per intuire come fu possibile che una giovanissima contadina analfabeta riuscisse ad assumere il comando dell’esercito francese.
Per me una storia del genere è sempre apparsa inverosimile, assurda, inconcepibile. Ma via! La creatura più fragile e impotente che si possa immaginare, una “vergine” contadina, che sfida i Grandi della Terra! Ebbene, soltanto adesso, davanti al viso di questa ragazzina svedese, sono davvero riuscito a “credere” in Giovanna D’Arco. Più di certe protagoniste cinematografiche, dalla smagliante Milla Jovovich nella pellicola di Besson, all’immensa Renée Falconetti nel capolavoro di Dreyer, Greta ha reso possibile l’impossibile: una liceale che sfida il presidente degli Stati Uniti. Adesso il nodo è sciolto. Allora la Pulzella è esistita davvero! Per quanto mi riguarda, basterebbe già questo per esserle grati.
Qui potete leggere l’ultimo articolo della rubrica
Qui tutti gli articoli precedenti