La colonna di uomini in uniforme della polizia e con armi di grosso calibro sta avanzando lungo una delle strade principali della favela di Rola, ovest di Rio de Janeiro, zona di Santa Cruz. Nelle case la gente guarda, negli schermi dei telefonini e dei televisori il risultato delle elezioni che si sono tenute quel giorno. Ovunque appare il volto sorridente del nuovo presidente del Brasile, Jair Mesias Bolsonaro. Il fenomeno politico dell’estrema destra nato in questa stessa città.
La colonna di uomini armati continua ad avanzare nel pieno della notte e nell’oscurità delle strade della favela, svoltano in alcune strade laterali e, alla fine, penetrano con violenza in alcune case. Quindi cominciano a risuonare degli spari. Dall’alto sembrano formiche. Alcuni abitanti fuggono, altri cadono a terra e aprono il fuoco. Altri si proteggono contro le pareti delle case e rispondono a colpi di mitra dalle finestre. La scena si ripete in diverse strade, per ore. È la notte del 7 dicembre scorso e la battaglia continuerà fino all’alba dell’8 dicembre.
Quello che succede nella favela Rola sembra un’operazione di polizia. Ma non lo è. Gli “invasori” appartengono alle milizie, gruppi criminali integrati con la polizia che agiscono nei sobborghi di Rio de Janeiro e in alcune città vicine e che lottano per il controllo del territorio con altre organizzazioni cri- minali. “Da casa mia abbiamo visto tutto quello che succedeva. Poi abbiamo iniziato a sentire gli spari. A un certo punto abbiamo sentito urla e spari per dieci minuti”, dice Joao F., residente nella favela che lavora in un hotel nella zona di Ipanema. (…)
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ph. Rio de Janeiro, un momento dello sciopero generale del 28 aprile 2018 con gli autobus incendiati.