Due milioni e trecentomila profughi, 10milioni di persone che vivono nel bisogno, 500mila bambini malnutriti. Nella regione del lago Ciad è tragedia umanitaria. Due i fattori principali: la guerra del terrore condotta da Boko Haram e la desertificazione del lago. Boko Haram uccide, il Sahara avanza inclemente come un’orda di sabbia e polvere che tutto travolge e seppellisce. Carcasse di bovini e villaggi abbandonati, muti santuari della disperazione, sono i segni tangibili della ritirata delle acque e dell’offensiva delle sabbie. La superficie del lago si è ridotta del 90 per cento rispetto gli anni ‘60 a causa dell’aumento della popolazione, del cambiamento climatico e della costruzione di alcune dighe sui fiumi immissari. Poi, dal 2014, è arrivata la guerra degli uomini di Shekau, la setta jihadista più efferata e temuta al mondo, che ha fatto di questa terra un feudo del terrore. Quattro i Paesi toccati: Nigeria, Niger, Camerun e Ciad. Ed è in quest’ultimo che la crisi si esibisce con maggior violenza. Nello stato di Idriss Deby, il 183esimo Paese nella graduatoria dell’Indice di sviluppo umano su 187 nazioni, l’analfabetismo è pari a oltre il 50 per cento, la speranza di vita media supera a fatica i 53 anni, i tassi di mortalità infantile sono tra i più alti del pianeta e l’economia è in crisi a causa del crollo del costo del greggio. Come se non bastasse ora sono sopraggiunti lo jihadismo e la desertificazione. (…)
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