“Nullus enim locus sine genio”. Con questa frase evocativa esposta nel commento al V libro dell’Eneide di Virgilio, Servio Mario Onorato introduceva e fondava il mito del genius loci.
Se c’è un luogo che può testimoniare e “incarnare” la vitalità e la persistenza di questo mito, allora si tratta di Weimar. La città si lascia associare a diversi momenti della storia e della politica culturale tede- sca; dal nome di Nietzsche, che trascorse nell’edificio in stile art nouveau chiamato Villa Silberblick gli ultimi anni della sua vita (resta l’archivio dove sono custodite le sue memorie e i suoi manoscritti) a quello del compositore ungherese Franz Liszt (1811-1886), che divenne direttore dell’orchestra di corte (ma a Weimar compose anche il giovane Richard Strauss); dalla fondazione della “Scuola di arti e mestieri” nel 1902 da parte dell’artista belga Henry van de Velde, di cui è ancora possibile ammirare lo Haus Hohe Pappeln, la sua abitazione privata, oggi divenuta sede di un museo gestito dalla Klassik Stiftung Weimar, a quella del Bauhaus di Walter Gropius nel 1919 (con la partecipazione di Paul Klee e Vasilij Kandinskij), che verrà celebrato nel centenario con l’apertura di un nuovo museo nel 2019; dalla proclamazione della prima repubblica democratica (1919-33), con la celebre Costituzione di Weimar (nella cittadina della Turingia stilata e proclamata nel 1919, con l’ispirazione delle idee del sociologo Max Weber e con la stesura da parte del giurista Hugo Preuss), a centro del germanesimo di Hitler e luogo simbolo dell’avanzata del nazionalsocialismo (nel 1926 si tenne il secondo congresso del partito nazista che scelse la città come emblema della sua nazificazione). (…)
ph: La ricostruzione dello studio di Wolgfang von Goethe a Weimar nel Museo nazionale a lui dedicato
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