Perfino la filosofa di estrema destra Tere Marinovic si è schierata dalla parte delle femministe nel caso di Fernando Villegas, intellettuale e giornalista salito alla ribalta qualche settimana fa perché accusato da decine di colleghe di molestie sessuali. Non che la cattolicissima Marinovic sia diventata femminista, ma il suo deciso endorsement alle denunce dà un po’ la cifra della trasversalità della protesta femminile, del modo in cui sia diventata pervasiva e penetrata anche in quelle sacche in cui fino a qualche mese fa sarebbe stata impensabile. Sposata e con nove figli, contraria all’aborto anche nei soli tre casi in cui la legge cilena approvata l’anno scorso lo permette, Marinovic è pinochetista al punto che quando per offenderla l’hanno paragonata al giornalista pro-regime Hermogenes Perez de Arce, ha risposto che per lei era un grande onore. Dunque, la dichiarazione che ha scritto la filosofa su twitter e che hanno riportato tutti i media è questa: “Considero straordinarie le analisi di Villegas, non smetterò di ascoltarlo. Però ritengo inaccettabili alcuni suoi comportamenti di cui sono venuta a conoscenza in questi giorni (e da fonte diretta, non dalla stampa). Non difenderò l’indifendibile soltanto perché ho con lui affinità politiche”. La presa di posizione di Marinovic è l’ultimo sasso di una frana che in pochi mesi ha rischiato di travolgere società civile e istituzioni, mettendo in crisi i fondamenti stessi del patriarcato in Cile, tanto più solido quanto più accettato, per omertà o paura, dalle donne.
È dall’aprile scorso che le più giovani e intellettuali tra loro, le studentesse universitarie, si sono ribellate e hanno intrapreso una protesta che ha sorpreso per dimensioni e consenso il Paese e messo in crisi il governo: accusato di essere sessista e maschilista e a cui si chiede di rimpostare dalle basi l’istruzione in Cile, un’uguaglianza di genere profonda e seria al posto delle concessioni paternalistiche che il presidente di destra Sebastián Piñera si sforza di elargire con goffi tentativi di empatia. (…)
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photo credit: Estefania Enriquez