Vita a rischio del Mekong da cui dipendono le sorti di 60 milioni di persone – testo di Angela Gennaro, foto di Andrea Di Biagio

Laos, Si Phan Don. I delfini hanno un muso buffo e tondeggiante. Sono il “tesoro vivente nazionale”. Le loro pinne smussate solcano le acque di questo arcipelago fluviale nel fiume Mekong, nella provincia di Champasak. Nel 1997, lungo le rive del Mekong, i delfini Irradaway erano soltanto duecento, ora si è verificato il primo aumento degli ultimi vent’anni e c’è una (cauta) speranza che il ripopolamento sia alle porte.

Lo dicono i numeri diffusi a fine aprile da Wwf e governo della Cambogia, che raccontano di 12 esemplari in più negli ultimi due anni, con una popolazione passata da 80 a 92 animali. “I delfini sono indicatori della salute del fiume”, spiega Seng Teak, Country director del Wwf per la Cambogia.

Come accaduto anche al pesce gatto gigante del Mekong , il numero dei delfini Irradaway era in costante declino a causa della perdita di habitat naturale e della pesca distruttiva. “Dopo 20 anni di cali allarmanti, il Wwf e i suoi partner stanno finalmente vincendo la battaglia per la conservazione dei delfini del Mekong grazie agli eroici sforzi delle guardie fluviali per rimuovere centinaia di chilometri di reti da pesca illegali – dice a il Reportage Marc Goichot del Wwf Greater Mekong Programme – siamo sulla strada giusta per salvarli”.

Ma il progetto di una diga, quella di Sambor, in Cambogia, “distruggerebbe decenni di duro lavoro per salvare questa specie in pericolo di estinzione”. L’impatto dell’impianto coinvolgerebbe non solo i delfini, ma anche “la pesca, i mezzi di sostentamento e la nutrizione delle comunità rurali”. (…)

 

 

 

L’ articolo completo è pubblicato su Reportage n°35, acquistabile qui in cartaceo e in versione digitale

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