L’appartamento dell’attrice Liv Aavik si trova al 50 di Toftes gate, nello stesso quartiere di Oslo dove vivo, a Grünerløkka, in un piccolo alloggio che sta dietro la Olaf Ryes Place, tredici metri quadri di un minuscolo ma confortevole monolocale con due finestre che s’affacciano su un giardino arredato, quanto basta per non sentirsi troppo soli e assediati. Il suo, che raggiungo nella via parallela a quella dove corrono i binari del tram in una giornata assolata di aprile, è ampio e luminoso, alle pareti sono appesi grandi quadri di amici artisti, ma anche manifesti dell’Odin Teatret, di Dario Fo pittore, e addirittura quello di una sezione romana del Pci, col Quarto stato di Pellizza da Volpedo in primo piano e sullo sfondo i volti di Gramsci, Togliatti e Berlinguer.
Invece quelli degli spettacoli del Tramteatret si possono trovare al Museo della città di Oslo, che sta vicino al Vigeland Park, una sezione dove sono conservate anche fotografie, dischi, libri di drammaturgia e copioni, tutti scritti da Terje Nordby, che è arrivato anche lui e dall’ingresso ci raggiunge in soggiorno.
I capelli gli si sono sbiancati, ma ha ancora un’aria molto giovanile e vitalistica. Come drammaturgo, con l’atto unico “Isblomst”, ha ricevuto il Premio Ibsen nel 1995, ma è anche un musicista (suona la chitarra), cantautore, e conduce il programma “Mytekalender” su Nrk P2, il secondo canale radiofonico nazionale, considerato il più colto.
Erano entrambi studenti universitari quando nel 1976 hanno fondato il gruppo di teatro politico
più importante della Norvegia, mi spiega Liv, seduta comoda sul divano, una donna dai modi dolci e sempre molto sorridente, una grazia naturale insieme alla tenace determinazione della militante politica. Il Tramteatret è stato il frutto della situazione politica degli anni ’70. (…)
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