La sedicesima edizione di Umbria World Fest torna a Foligno (PG), dal 13 al 15 ottobre 2017, con un tema di grande attualità che anima dibattiti non solo sulla fotografia ma anche nella vita di tutti i giorni: la ‘Post verità’.
La sezione fotografica, anche quest’anno, è sotto la direzione artistica di Marco Pinna, curatore e Photo Editor di National Geographic Italia, che ha selezionato i lavori fotografici in mostra di questa edizione del Festival. La sezione musicale, come ogni anno, è a cura di Piter Foglietta, organizzatore e direttore esecutivo del festival fin dalla sua nascita.
A Palazzo Trinci venerdì sera 13 ottobre si inaugureranno le mostre fotografiche di: Daniel Berehulak, Cristina de Middel, Diego Moreno, J. Henry Fair, Max Pinckers, una raccolta di fotografie della NASA, l’archivio L’Espresso, Antonio Faccilongo e Sofia De Benedictis, i cui lavori rimarranno in mostra fino al 12 novembre 2017.
Max Pinkers, sarà in mostra con il lavoro ‘Lotus’ sui transessuali in Thailandia che si inserisce nella tematica del festival dimostrandoci come la messa in scena, tradizionalmente considerata tabù nel mondo del fotogiornalismo, possa trasformarsi in documentazione veritiera e affidabile di un fenomeno di attualità.
Il gioco tra finzione e realtà viene utilizzato dalla fotografa e artista spagnola Cristina de Middel nel suo lavoro ‘Jan Mayen’ in cui, attraverso immagini d’epoca e ricostruzioni moderne, racconta un falso storico del 1911 in cui una spedizione esplorativa documentò la scoperta di un’isola artica senza averla mai visitata.
Altrettanto ambigua, per quanto molto diversa nell’approccio, è la documentazione di J. Henry Fair sui disastri ambientali causati dall’industria. ‘Industrial Scars’ è una serie di immagini aeree che a prima vista suscitano meraviglia ed evocano bellezza, ma che si rivelano in effetti essere, seppur lontane, visioni di eventi drammatici e devastanti dimostrando che, anche la documentazione fedele di un fenomeno, può essere ingannevole se filtrata o accompagnata da un testo.
Al contrario, limpide e puramente fattuali, sono invece le immagini raccolte dalla NASA per dimostrare il ritiro dei ghiacciai negli anni ed il conseguente graduale riscaldamento del nostro pianeta. Un caso in cui la fotografia diventa prova materiale e inequivocabile di un fenomeno ormai innegabile per la scienza.
Altrettanto esplicita e puntuale è la documentazione del fotogiornalistaDaniel Berehulak che ha documentato le violenze perpetrate dalle forze dell’ordine e dalle milizie del presidente Duterte nelle Filippine durante la campagna antidroga messa in atto nell’ultimo anno. ‘They are slaughtering us like animals’ è un lavoro che dimostra l’efficacia della documentazione etica e responsabile nel raccontare storie contemporanee e denunciare ingiustizie e abusi di potere.
Torniamo nel mondo del racconto lasciando quello della documentazione con Diego Moreno, giovane artista messicano che ci porta, letteralmente, nel mondo degli spiriti con ‘Guardians of memory’, una serie di fotografie costruite di sana pianta che catapultano lo spettatore in una tradizione antica aprendo una finestra sul complesso immaginario e l’articolato subconscio collettivo del Messico contemporaneo.
La mostra ‘La verità tagliata’ è invece una piccola chicca regalata dal settimanale L’Espresso, nei cui archivi sono stati scovati dei ‘falsi’ di un’epoca non troppo distante in cui le immagini erano ritoccate ad arte con forbice, colla e scotch, e piegate ad esigenze pratiche e grafiche di impaginazione.
Infine in mostra ci sono i due lavori vincitori del premio Umbria Photo Fest 2016.
Antonio Faccilongo con il lavoro ‘Habibi’ la storia delle mogli dei prigionieri palestinesi che si sono rivolte al contrabbando di spermatozoi per concepire i bambini attraverso la fecondazione in vitro e il lavoro ‘Kerigma’ di Sofia De Benedictis che ci porta nel mondo della comunità neocatecumenale.
UMBRIA WORLD FEST
Foligno 13 / 15 Ottobre 2017
“Post-Verità. La fotografia nell’era dell’incertezza”
umbriaworldfest.it
Ph. Daniel Berehulak. “They are slaughtering us like animals”
Ph. Cristina De Middel. “Jan Mayen”
Ph. Foto Archivio L’Espresso