Il viavai di persone non conosce pausa. Come moderni pionieri, i turisti si alternano ordinati, tra un selfie stick e un sorriso, impazienti di consacrare il loro passaggio nel Sud estremo del mondo davanti al vecchio cartello di legno dipinto a mano che cita “Fin del mundo”. Ushuaia sorge su un piccolo fazzoletto di terra argentina, tra la Cordillera de los Andes e le acque del Canale di Beagle. Da lì in poi un piccolo tratto di territorio cileno e poi solo oceano, fino ai ghiacci dell’Antartide.
Popolata dagli indigeni Selknam per migliaia di anni, Ushuaia, intraprende il suo sviluppo come nucleo urbano nella metà del diciannovesimo secolo, quando molti coloni britannici iniziarono a stanziarsi sul territorio. Per contrastare il sempre maggiore controllo estero e per permettere un insediamento argentino nella Terra del Fuoco, l’allora governatore Julio Argentino Roca – decise alla fine dell’800 – di trasformare Ushuaia in una colonia penale, trasferendovi criminali da tutto il Paese e promettendo loro un pezzo di terra edificabile una volta scontata la loro pena.
Oggi Ushuaia conta 56mila abitanti ed è tra le mete più ambite del turismo internazionale, proprio per il suo fascino di estremo avamposto della fine del mondo. Sono in tanti ad arrivare fino a qui, dai giovani mochileros con zaino in spalla e pollice alzato ai turisti più tradizionali che raggiungono la città con i voli quotidiani dal nord del Paese. Negli anni, Ushuaia si è trasformata così in un hub turistico di tutto rispet- to, soprattutto per coloro che aspirano a mete ancora più estreme come l’Antartide. (…)
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