“Cinquantamila dollari. È il valore che lo Stato Islamico attribuisce alla mia vita e a quella di tutti i miei compagni”. L’uomo sulla cui testa pende una taglia dell’Isis è un siriano di soli trent’anni e per incontrarlo, dopo settimane di trattative, sono arrivata fino in Turchia. È scappato otto mesi fa dalla città di Deir El-Zor, nella zona orientale della Siria controllata del Califfato, ma non posso rivelare la sua identità, né la località segreta nella quale ci siamo incontrati, perché da mesi vive sotto copertura e in continuo movimento, mentre ogni giorno sulla sua casella email arrivano minacce di morte dai terroristi dell’Isis. Questo coraggioso attivista è uno dei membri di Ribss, una sorta di organizzazione giornalistica clandestina il cui acronimo significa “Raqqa is being slaughtered silently”, Raqqa viene massacrata silenziosamente. Attraverso il loro sito e i loro account sui social network, dal 2014 gli attivisti di Ribss sono praticamente gli unici a raccontare quotidianamente al mondo quello che sta succedendo nella capitale del Califfato in Siria. “Ogni giorno ricevo e-mail piene di minacce. Sappiamo che stai lavorando contro lo Stato islamico, mi scrivono, possiamo trovarti e ti uccideremo. Fermati prima che sia troppo tardi”. Lo dice con calma, parlando lentamente e a bassa voce, non c’è mai un’incertezza nelle sue parole, non un dubbio. Perché né lui né i suoi compagni hanno intenzione di fermarsi. Non sembra spaventato, sa che non può permetterselo. Sono passati quasi due anni da quando i membri dello Stato Islamico hanno messo per la prima volta una taglia sulla testa di uno dei membri di Ribss, annunciandolo pubblicamente dalla moschea di Raqqa: prima sette milioni di lire siriane, poi dieci milioni, quindi hanno promesso 20mila dollari a chiunque fornisse anche solo informazioni (…)
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