Il loro orario di lavoro va dalle dieci alle quattordici ore al giorno. Eppure nessuno si è mai sognato di inserire la categoria nei lavori usuranti. La loro attività è, per definizione, a metà tra il lavoro dipendente e il lavoro autonomo. Possono essere considerati lavoratori “en plen air”, ma è pur vero che in qualche modo un tetto sulla testa ce l’hanno. Sono gli edicolanti o, se preferite, i giornalai. Il termine “novecentesco” gli è rimasto attaccato addosso dall’epoca in cui i giornali se li mettevano in spalla e se ne andavano in giro a gridare le ultime notizie, voci preziose che davano corpo e vita a ciò che poco prima era una macchia d’inchiostro.
Oggi sono stanziali, ma non sono pochi quelli che vorrebbero tornare a fare gli “strilloni”. La postazione in cui sono costretti sta loro stretta, in tutti i sensi. A partire dal fatto che i giornali non sono più la “loro” merce, ma che provengono dal distributore, il quale li prende dall’editore e glieli porta ogni mattina. E questo cambia molto l’economia del mestiere e i ruoli, a partire dai margini di guadagno. Nello stesso tempo, il giornale in sé è ormai un prodotto fuori mercato, se continua a stare in piedi è solo grazie al fatto che i bilanci degli editori vengono “pompati” con altre voci, come i gadget, per esempio, che invadono e trasformano le edicole. In tempi di crisi, poi, il più forte si rivale sul più debole e le posizioni a poco a poco cambiano fisionomia. Il distributore è sempre in agguato e, in quanto tenutario di tutti i prodotti editoriali, controlla ogni “fase della lavorazione”, fino al punto di imporre l’acquisto di forniture stabilite da lui, senza possibilità di resa. Pubblicazioni che non comprerà mai nessuno. E questo al solo scopo di far aumentare figurativamente il giro d’affari e presentarsi in banca con qualche credenziale in più, mentre gli edicolanti devono scattare sull’attenti a ogni richiamo e non possono tardare nemmeno un giorno nel saldo di quanto dovuto.
Ma a fare i “porgitori” gli edicolanti non ci stanno più. Se provi a mettergli un microfono davanti hanno storie importanti da raccontare. La gran parte poi ti chiede di cancellare tutto per paura, ma c’è chi si ribella. Sono tanti in Italia, gli edicolanti, circa 30mila, anche se finora non sono stati in grado di fare massa, come si dice nel gergo sindacale. Perché troppo dispersi nel territorio e spesso divisi. Ora qualcosa, tuttavia, sta cambiando. I due maggiori sindacati che li guidano, il Sinagi, affiliato allo Slc-Cgil, e lo Snag, più di provenienza imprenditoriale, hanno messo in campo una proposta studiata mesi, il “LeggiVendi”. Di che cosa si tratta? Semplice, la stessa copia del giornale può essere venduta a metà prezzo, se ancora in buono stato, a due diversi clienti nella stessa giornata. Il primo la riporta entro l’una e riceve dall’edicolante la metà del prezzo corrisposto la mattina, il secondo l’acquista con il 50 per cento di sconto a partire dalle quattro e mezza del pomeriggio. Di volta in volta gli edicolanti decidono quali testate mettere in promozione. La cosa si fa ancora più interessante nel caso di settimanali e mensili, perché il tempo a disposizione per leggere a “metà prezzo” è più ampio. Gli editori e i distributori sono rimasti talmente spiazzati dall’iniziativa che ancora non hanno dato una risposta ufficiale. Avvocati e fiscalisti dei sindacati, tuttavia, hanno esaminato nel dettaglio la proposta non trovando nemmeno un molecola di illegalità o il rischio di trasgressione ai regolamenti. In questo momento gli edicolanti si godono la vittoria politica, che ha dato loro una maggiore visibilità e la possibilità di rimodulare i rapporti di forza, anche e soprattutto al tavolo con il governo, dove si sta discutendo di riforma dell’editoria. La prospettiva è quella di una liberalizzazione che rischia di arrivare sulle edicole con l’irruenza di “El Nino”.
Anche su questo gli edicolanti non si sono fatti trovare impreperati e i sindacati hanno studiato il contrattacco. Per tornare a giocare un ruolo da protagonisti, gli edicolanti si sono dotati di una web radio nuova di zecca (Radio Rete Edicole), che in primo luogo servirà a migliorare la loro immagine e chiarire le loro posizioni. Un’arma l’hanno sul serio, ossia quel rapporto unico con i frequentatori dell’edicolam che si rinnova ogni mattina. Perché non metterlo a frutto adeguandolo ai nuovi mezzi di comunicazione? Per le mani degli edicolanti passa “informazione in uscita”, i giornali, certo, ma anche “informazione in entrata”, il flusso che viene dall’opinione pubblica. Insomma, proprio perché la rete delle edicole è diffusa e capillare ci sono i mezzi (la radio, gli sconti…) per recuperare terreno nei confronti degli editori e dei distributori. Trasformare la debolezza in forza, dice un adagio zen. Con un dato in più che sostiene il rafforzamento: la composizione degli edicolanti sta cambiando, non è più così difficile incontrare giovani, anche laureati, che gestiscono le edicole. È senza dubbio un fattore di vantaggio. Scusi, giornalaio a chi?