“Non c’è stazione a Mosca che non sia avvolta da leggenda, che non ambisca a essere narrata. E se questa città ha preso in varie epoche l’appellativo di Terza Roma, lo è anche perché tutte le strade, o i binari, portano a Mosca e, viceversa, da Mosca si va per tutti i binari e tutte le strade. A San Pietroburgo dalla stazione Lenigradskij, a Kursk da Kurskij, fino a Vladivostok dalla stazione Jaroslavskij e così via per ciascun punto cardinale. Dal romanzo settecentesco di Aleksandr Radishchev Viaggio da Pietroburgo a Mosca alle sferragliate dei treni per la steppa del Dottor Zhivago, tutto inizia o finisce a Mosca, meta o punto di partenza, approdo da cui viaggiare per due continenti. Non è strano quindi che il libro culto del secondo Novecento si svolga lungo una tratta ferroviaria e la narrazione cominci dalla piazza della stazione Kurskij. Strano piuttosto che la meta non sia la Kamchatka, gli Urali o Sachalin, bensì l’anonima Petushki,
la città dei “galli”, tradotto letteralmente, a 125 chilometri dalla Capitale, nel distretto di Vladimir. Il romanzo, scritto alla fine degli anni Sessanta da Venedikt Erofeev, la cui vita dannata contribuirà ad alimentarne il mito, prende ha per titolo Mosca-Petushki, un comune viaggio da pendolari per le distanze a cui ci si abitua in Russia. Tre amici moscoviti, di norma restii a spostamenti, accettano di accompagnarmi. Alla semplicità dell’impresa si aggiunge, anche per loro, il fascino verso quello che è ormai considerato un classico contemporaneo (…)”
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