Scrivere è cercare il senso delle cose, inoltrarsi dove non c’è ancora un sentiero per costruirlo nel cammino. La storia che vogliamo raccontare con lo scrittore Paco Ignacio Taibo II è una tra le tante tragiche storie del Messico dei nostri giorni, nel momento in cui centinaia di padri, madri, sorelle e fratelli, ma anche amici, colleghi, studenti sono impegnati nel difficile compito di articolare il grido di dolore provocato dalla scomparsa di 43 giovani futuri maestri. È successo ad Iguala, capitale dello stato di Guerrero, il 26 settembre scorso, dove gli studenti della scuola normale rurale di Ayotzinapa, un vicino municipio rurale, si erano riuniti per manifestare contro le autorità locali. Vittime di una brutale repressione della polizia, dopo essere stati fermati da alcuni agenti, se ne sono perse le tracce. L’ipotesi più probabile è che siano oggetto di un ferale patto tra il sindaco José Luis Abarca e Guerreros Unidos, il braccio armato del cartello narcotrafficante Bertrand Levya. Il caso di Ayotzinapa è uno dei tanti problemi di cui soffre questo Paese, a partire dalle fosse dei corpi senza nome scoperte con cadenza settimanale, da un sindaco e da un governatore – nello specifico di Iguala e di Guerrero – incollati alle poltrone anche dopo scandalose evidenze di collusione col narcotraffico, dal record di omicidi di una tra le città più pericolose del mondo: Ciudad Juarez, a solo due passi dalla placida El Paso, Texas. (…)
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