È necessaria la massima fermezza nel condannare la strage avvenuta nella sede di Charlie Hebdo, che non solo è aberrante come tutte le stragi, ma che ha dell’inimmaginabile. Degli uomini in nero entrano con i fucili nella redazione di un giornale durante la riunione settimanale e crivellano di proiettili il direttore e i suoi redattori. È questa l’immagine che dobbiamo tenere a mente per mantenere la lucidità, perché non è soltanto la libertà di stampa ad essere messa in discussione da questo atto terroristico, ma qualcosa di più: la ragione stessa.
Che il periodico fosse un giornale satirico e avesse pubblicato delle vignette cosiddette blasfeme è un elemento di secondo piano, così come le sigle di appartenenza dei criminali. I mandanti e gli esecutori della strage – chiunque essi siano e a prescindere se si tratti di una vendetta che ricorda la ferocia della mafia, di un’azione dimostrativa, o di una nuova strategia terroristica che sceglie i suoi bersagli in modo mirato e non più indifferenziato – hanno deciso di colpire la libertà di pensiero, la cultura illuminista, l’umanesimo, la democrazia, a favore della fede e del dogma, che non sono prerogative esclusivamente del fondamentalismo religioso, ma anche delle dittature totalitarie. I giornalisti e i vignettisti di Charlie Hebdo non “se la sono cercata” e non erano “sciocchi”, come ha scritto il Financial Times. Al contrario. Erano uomini che esercitavano il loro diritto di critica e di satira, un diritto che l’Occidente si è conquistato duramente nei secoli.
È per questo, dunque, che sarebbe bene assumere una visione laica, parlare dell’attacco a Charlie Hebdo in termini politici e chiamare l’orrore e la violenza fascismo, ciò che vi si oppone antifascismo. È fascista il regime siriano di Assad, così come sono fasciste le milizie dell’Isis che lo combattono o quello che resta di Al Qaeda: il pensiero laico e democratico non può stare né con gli uni né con gli altri, come non può stare né con chi finanzia gli uni, né con chi finanzia gli altri. Soltanto la ragione può opporsi alla barbarie e la ragione non prevede né la pena di morte, né la criminalizzazione di un intero popolo. I colpevoli della strage devono essere presi, giudicati e condannati in quanto assassini, salvaguardando i diritti di tutti i liberi cittadini. Soltanto in questo modo si potrà evitare l’idea della guerra (la famosa guerra tra civiltà di cui si cominciò a parlare dopo l’11 settembre con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti) e che l’Europa diventi teatro di guerra. Soltanto grazie all’arma della ragione la convivenza è possibile.