All’interno dello Speciale Gaza
L’entrata è un tornello unidirezionale: sbarre che scorrono su sbarre in senso orario, dai piedi alla testa. Ne abbiamo visti altri così, di solito affollati di gente e di soldati, ma questo è diverso. Diverso perché divide a metà un capannone gigantesco, completamente vuoto, nel silenzio di due terre divise. Stesso pavimento, stesse pareti distanti, stesso tetto lassù, stessa porta simmetrica da una parte e dall’altra: non una persona tranne noi.
Clack. Dentro. Siamo entrati a Gaza. (…)
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