Potete leggere l’intervista integrale su Reportage n.15, in libreria e acquistabile direttamente sul sito
Maria Teresa Carbone intervista Mario Dondero
“Se ho scelto di fare il fotografo e non il giornalista è per pigrizia: chi scrive deve faticare di più”, dice Mario Dondero, mentre sorseggia il suo cappuccino al caffé Rosati di piazza del Popolo. E lo dice con un tono così garbato e convincente, che quasi ti viene voglia di credergli e di dimenticare che questo signore di 85 anni suonati trascorre ancora gran parte della vita tra un treno e l’altro – e quanto al passato, basta sfogliare Dalla parte dell’uomo, il catalogo della mostra che gli ha dedicato il Palazzo Ducale di Genova nel 2012 per accorgersi che di posti nel mondo dove non è stato ce ne sono pochi. Il contrario della pigrizia, insomma.
Eppure qualcosa di vero c’è, nel suo desiderio di evitare gli sforzi inutili, e te ne accorgi dal fatto che lui viaggia leggero, un paio di macchine fotografiche al massimo, e più ancora dalla sua inclinazione per la mossa del cavallo, quella che ti spiazza e riporta il gioco in mano a lui. Come in questa intervista, dove le domande servono semplicemente come segni di interpunzione in un flusso di parole che appartiene tutto a Dondero, il quale – ha scritto Massimo Raffaeli – “così come ha abolito la nozione di confine geografico, ignora a priori qualsiasi gerarchia di classe e di genere”. (…)
(il ritratto di Dondero pubblicato qui nel sito è di Manuela De Leonardis)