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“Mi raccontavano le cose in un italiano incerto, che a volte comprendevo a fatica, rimpiangendo di non conoscere l’arabo. Erano le voci di persone che per anni hanno dovuto passare le loro giornate con le schiene piegate nei campi, e con gli italiani hanno scambiato qualche parola sporadica, di solito solo per ricevere dei comandi, e per comandare delle schiene piegate bastano poche parole. Così mi aiutavano a capire gli uomini e le donne del presidio, Antonio, Daniela e gli altri, che l’estate scorsa hanno condiviso insieme ai braccianti dell’azienda agricola “Bruno Lazzaro” quei 74 giorni di lotta. C’è un filo spesso che lega luoghi ormai ben noti all’immaginario, come le campagne di Rosarno o del tavoliere delle Puglie ad altre campagne ignote ai più nel Nord Italia, e ai supermercati che abbiamo sotto casa e dove andiamo regolarmente a fare la spesa (…)”.